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007 2007-07 Egitto, Shali dell’oasi di Siwa

June 12, 2010
 

Egitto, Shali dell'oasi di Siwa

Il deserto che si traversa per raggiungere Siwa venendo da Marsa Matruk nell’Egitto occidentale non é bello. Non ci sono dune di sabbia. Inoltre tantissime buste di plastica, quelle da supermercato, ci hanno fatto compagnia per almeno 20 kilometri dopo aver lasciato la costa. Inquinano il territorio piatto e roccioso e svolazzano sospinte dal vento assieme ad una polvere sporca e rossastra. La strada é nuova, asfaltata, dritta e senza traffico.

Siwa é propio un oasi, grande, coperta da migliaia di palme da dattero e con tant’acqua limpida e fresca che esce da sorgenti profonde. È molto vicina al confine con la Libia. Anche Alessandro Magno ci andó per consultare un oracolo.

La vecchia parte si chiama Shali, una vera cittá medievale costruita di sulla collina, oggi completamente crollata. Sembrano i resti d’un gran castello di sabbia. Si dice che a Siwa non piova mai ed ecco perché pensarono che fosse una buona idea costruire con il fango. Si dice anche che verso il 1920 piovve per tre giorni, e tutto venne giù. Oggi é davvero una cittá fantasma, circondata da una nuova ricostruita, questa volta non con il fango.

Nonostante che i turisti non siano molti ci sono alcuni negozi. Quando il proprietario d’uno ha saputo ch’ero italiano, mi ha subito detto che aveva un grande amico: Derno.

Non ho avuto dubbi, era il Derno (Ricci) che conoscevo anch’io, con quel nome ce n’é uno solo. Allora abitava al Cairo; poi all’improvviso, dopo poco, si é ammalato ed é morto.

Visitando la vecchia necropoli egizia, la guida ci raccontó che era stato scoporta solo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando dei soldati italiani scavavano delle trincee. L’oasi di Giarrabub, quella della difesa, in Libia non é lontana.

Durante una visita a Sansepolcro e parlando del viaggio in Egitto con Jane e Libero Alberti venne fuori che ero stato a Siwa. Fu allora che Libero mi disse con gran sorpresa:

“Siwa? Mio suocero, Angiolo, detto Nino, Maneri, (il babbo della Jane) parlava sempre di Siwa, lui c’era stato e ci aveva combattuto. Con lui c’era anche un altro, Fernando Leonardi, Nando che aveva la barbieria per l’Aggiunti, all’angolo con via Giordano Bruno. Lo chiamano “Anghiari”, forse viene da li.” Erano forse anche loro fra quelli che avevano scoperto la necropoli egizia, mentre scavavano le trincee?

Ecco, io nella mia grande illusione di fare il grande esploratore alla ricerca di luoghi sperduti, scopro poi che c’é sempre chi ci é arrivato prima di me, anche fra i miei conoscenti. Questo non mi rattrista, anzi mi fa sorridere, soddisfatto dei legami che mi allacciano ad altri nel tempo e nello spazio.

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