Archive for June, 2012

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039 2000-11 Sansepolcro, il Liscio, quello che volò sotto il ponte del Tevere e moh ha scritto un libro “Il Salto della Sposa”

June 29, 2012
il Liscio, Gianni Bartolomei

Questo quello che scrissi due anni fa:

“Ma tu sei quello di Sansepolcro che una volta volò sotto un ponte?”

Queste fu la domanda che mi fece Luciana, fiorentina, la prima volta che mi incontrò.

“No, non sono io.”

Forse rimase un po’ delusa. Queste breve conversazione avvenne all’aeroporto di Boston ed era il 1971. Lei aveva saputo da dove venivo e che anni prima qualcuno delle mie parti aveva compiuto quest’impresa.

Ma chi è il Liscio? Gianni Bartolomei. E mi sembra di ricordare che gli appiopparono quel soprannome ai tempi ch’era ancora di moda la brillantina, e lui ne usava tanta.

 Ma come si fa a definire il Liscio? Impossibile! E non ci provo nemmeno. So che quando io ero ragazzo e lui già giovanotto lo invidiavo. Lui aveva una macchina sportiva, una di quelle scoperte e poi lui aveva preso il brevetto da pilota e come tale volò, venendo d’Arezzo, sotto l’arco del ponte del Tevere, quello lungo la strada che porta da Sansepolcro ad Anghiari. Questa da alcuni fu definita una pazzia e da altri un’epica impresa.

Feci questa foto quando riprese la gestione dell’Hosteria di Piero, mi sembra che dovevamo lasciare un bigliettino in una cassetta fuori della porta dicendo che cosa si voleva per cena e quanti eravamo, non aveva telefono.

Nella sua vita di imprese ne ha fatte tante ed è impensabile condensare in una pagina o anche in un solo volume. Per definirlo mi vien bene un’espressione in inglese, he’s been always able to re-invent imself. E proprio pensando all’ultima, solo in ordine cronologico perchè son sicuro ce ne saranno altre, gli faccio i miei piú sentiti auguri.

“Forza Liscio!”

PS: Dopo aver pubblicato questo breve profilo del Liscio (Gianni Bartolomei) ci sono stati interventi che mettevano in dubbio la veridicitá del volo sotto il ponte del Tevere (26 settembre 1958, ore17:15). Oltre a vari testimoni dell’evento, esistono foto che ho visto ma non ho il permesso di pubblicare ed un breve filmato che personalmente non ho mai visto.

Aggiungo la copie della sospensione emassa dal ministro dell’Aviazione Civile Italiana nei confronti del signor BARTOLOMEI Giovanni motivandola:

“A scopo esibizionistico passava sotto un ponte del Tevere, eseguendo una inutile quanto pericolosa manovra”

 

il Liscio è sospeso, non può più volare

PS:

Il Liscio ha un’incredibile abilità e creatività nel reinventare se stesso. Scrissi tutto questo tempo addietro, circa due anni fa, ed avevo ragione. Ecco: ancora una volta Gianni della Vittoria ne ha dato una prova: ci ha presentato un libro: “Il Salto della Sposa”. Ecco: è anche uno scrittore ed in fondo non ne sono sorpreso.

039  2000-11 Sansepolcro, il Liscio cDurante la mia recente visita a Sansepolcro mi sono incontrato con lui, me ne aveva tenuta da parte una copia. Mi ero ripromesso di cominciarne la lettura durante il mio lungo volo di ritorno verso Boston, non ho resistito, a cominciato subito, la sera stessa. Ne ho letto circa un terzo, e dopo un momento d’incertezza dovuto al suo stile che rompe con i canoni più tradizionali, sono entrato nella storia, mi ha coinvolto e per me questo è un buon segno. Dimostra una maniera sciolta ed avvincente di narrare, seguendo un sentiero autobiografico, fatto di tante esperienze personali e di queste di certo ne ha avute tante. Diciamo che nella sua vita non si è annoiato. Come in tutti i romanzi il nostro eroe incontra vari personaggi che incrociano il suo sentiero. La novità è che questi non hanno nome, ma sono identificati secondo una professione, un grado di parentela ecc. Questa all’inizio mi ha dato un senso di incertezza ma che ho poi superato facilmente.

Darò il mio giudizio, forse, alla fine. Tutti quelli che si avventureranno a leggere le 487 pagine raggiungeranno il proprio.

 

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038 2000-11 Arezzo, chiesa di San Francesco, il dietro del crocifisso

June 28, 2012

il dietro del crcifisso di Margheritone d’Arezzo

           Finalmente e non so dopo quanti anni i lavori di restauro della Storia della Vera Croce erano terminati. Sin prima di partire da Boston sapevo che sarei andato a rivedere il gran lavoro di Piero della Francesca.

Joel è un amico americano, un avvocato, che dopo la prima visita a Sansepolcro nel 1977, ci è ritornato varie volte. Il posto ed anche la cucina, specialmente quella di Alessio, sono ottime ragioni per ripetere l’esperienza. Molti dei miei amici son diventati i suoi.

Nel novembre del 2000, quando seppe che stavo programmando un viaggio a Sansepolcro subito mi disse “I am coming too!” Ed una delle ragioni di quel suo viaggio,  era proprio quello di rivedere La Storia della Vera Croce. Un’altra, molto piú mondana, era la speranza d’una buona stagione di tartufi. Non fummo delusi anche se l’idea di dover comprare un biglietto non mi piacque.

Una volta d’entro il coro affrescato ci fu per me una inaspettata sorpresa, per la prima volta notai il dietro del gran crocifisso. Era magnifico, cosi sospeso nell’aria era imponente ed allo stesso tempo leggero, surreale. Quegli artigiani, che tanti secoli prima avevano montato quelle tavole per Margheritone d’Arezzo, avevano creato a loro modo un’anonima opera d’arte ch’era destinata ad esser nascosta, nel caso l’opera fosse stata appesa ad un muro.

Son ritornato altre volte a visitare San Francesco, e ancora mi son fermato ad ammirare il davanti del Crocifisso ed anche il dietro. Mi sono anche chiesto: “Ma Salvator Dalì l’avrà mai visto?”

 

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038 1982-01-01 Sansepolcro, il frate e l’anno nuovo.

June 26, 2012

l’anno nuovo del frate

L’ultimo dell’anno e poi il primo di quello dopo arrivano sempre con i rituali auguri. Con la fine di quello vecchio, in un momento di generale ottimismo, tutti assieme vogliamo sperare che il futuro ci porterà solo salute e felicità e tanto ci siamo anche soldi.

Penso che sia una tradizione antica anche quando l’anno non cominciava il primo di gennaio.

Quella mattina mi alzai presto e non ricordo se la sera prima ero andato a qualche festa o cenone, forse ero stato a casa con mia madre.

Cominciai a vagare, in compagnia dei miei pensieri, per le strade deserte di Sansepolcro, i festaioli avrebbero dormito fino a tardi.

Entrai nel cortile della chiesa di San Francesco, quello che per anni avevo visto dalle finestre del liceo. Come al solito feci il giro rituale sotto il porticato rileggento le vecchie lapidi tombali.  

I miei pensieri correvano al futuro, ad un futuro molto prossimo: in meno di 48 ore mi sarei ritrovato seduto alla scrivania del mio nuovo ufficio a Washington, sarebbe stato l’inizio d’un altro capitolo della mia vita. Ero eccitato ed allo stesso tempo preoccupato; c’erano tante incognite alle quali ancora non avevo trovato risposte e tanto meno soluzioni.

Ritornando verso l’uscita vidi un frate, pensieroso. Ma quali saranno state le aspettative, le speranze d’un frate?

Si, fu per d’avvero un anno memorabile, ma come lo fu per il frate?

 

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038 2007-07-27 Cairo, le donne velate al bazaar.

June 25, 2012

Khan El Khalili, donne velate

Non so dove, ma da qualche parte nel Corano ci deve pur esser scritto che le donne debbon esser velate e col Corano non si scherza.

Queste donne eran sedute ad un caffe nel bazaar Khan El Khalili al Cairo. Ho scattato la foto di nascosto, non credo che sian contente d’esser fotografate. Piú d’una volta ho visto le complicate manovre d’una donna velata che mangia o beve. Ma con l’esperienza diventa brave. Bere una CocaCola con la cannuccia è facile.

Sulla destra c’è uno di quei negozi con abiti sexi di cui ho scritto un’altra volta. Sono proprio loro, queste giovani donne, le potenziali acquirenti di questi abiti provocanti, da sfoggiare nell’intimità familiare e secondo le tradizioni da mille e una notte.

Un pomeriggio, mentre stavo ai bordi della piscina dell’hotel a Giza, ho visto arrivare una coppia con un bambino piccolissimo nella cullina. Il padre alto, aitante e a torso nudo aveve dei pantaloncini da bagno, la moglie indossava una completa calzamaglia nera che la copriva tutta, dalle caviglie al collo. Era aderente abbastanza da mostrare le forme sensuali del suo corpo e … sorpresa! Sopra questa lei indossava un micro-bikini, mi sembra di ricordare che fosse rosso. Il rosso e il nero vanno bene assieme.

Non ebbi il caraggio di far foto, anche perchè la mosculatura del marito non era da sottovalutare.

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037 2003-02 Colle Val d’Elsa, l’inferiata coi i panni ad asciugare.

June 24, 2012

l’inferriata coi i panni ad asciugare.

            Non era un’escurzione programmata, ma poi alla fine mi son ritrovato, diciamo per caso,  a Colle Val d’Elsa. Era una domenica mattina ed anche presto e cominciai a vagare per le strade quasi deserte della parte vecchia.

Capii subito che io  a Colle Val d’Elsa non c’ero mai stato, forse c’ero passato vicino o forse me n’ero del tutto dimenticato. Mi parve di riconoscere subito degli angoli, degli scorci, ma quello era dove Benigni aveva girato il suo Pinocchio? Ed il film l’avevo visto solo pochi mesi prima.

Visitai un piccolo museo etrusco e non ricordo nulla, invece mi colpì il teatro, il mini-teatro, forse cinquanta posti in platea e due file di piccoli palchi, mi sembra. Si vede che la gente che si poteva permettere il lusso d’andare a teatro era poca e quello era sufficent, e di certo tutti dovevano essere a dieta.

Poi c’erano tutte quelle finestre con le inferriate, come in tante città e paesi delle nostre parti. Penso che un tempo, almeno i signori, dovevan vivere in un continuo stato di paura. Le porte dei palazzi eran sempre borchiate e serrate con gran catenacci e le finestre, almeno quelle del primo piano, sempre con imponenti inferriate come fossero prigioni, ma eran per i ladri ch’eran fuori e non dentro.

In questo caso mi parve una precauzione un po’ eccessiva e non del tutto efficente per quattro capi di biancheria.

 

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037 2010-07-29, il coccodrillo di Saint Bertrand de Comminges.

June 23, 2012

il coccodrillo di Saint Bertrand

Ma chi era  Saint Bertrand de Comminges? Io non l’avevo mai sentito dire.

Una volta ho contato 120 pagine di città e paesi coi nomi di santi piú svariati nella guida Michelin degli alberghi di Francia. E questi sono solo quelli dove ce n’era almeno uno. La fantasia umana sembra non aver limiti nel trovare i nomi piú inusitati. Una volta mi son messo a collezionare, trascrivendoli in un tacquino quelli che mi parevano i piú bizzarri, ma poi ho smesso, la lista stava diventando troppo lunga.

L’anno scorso son passato per Saint Pompon in Dordogne. Ma anche noi italiani non siamo da meno, ho scoperto nella parte alta d’Agrigento una strada dedicata a San Libertino.

La cattedrale di Saint Bertrand de Commings, nei contrafforti dei Pirenei centrali, si intravede da lontano. É arroccata  in  cima ad una collina e la sua pesante struttura romanesca la fa sembrare piú un castello che una chiesa.  

Entrando nella cattedrale ho trovato uno che suonava, ed anche bene, il monumentale organo rinascimentale di legno scolpito accastellato lungo una parete. Proprio mentre ascoltavo l’inaspettato concerto, girovagando con lo sguardo, ho notato qualcosa di strano: un coccodrillo imbalsamato appeso al muro con un anello di ferro. Ma cosa ci faceva? Ma come aveva fatto ad arrivare fin li?

Semplice. Una volta c’era un terribile mostro che imperversava nella valle e si nutriva solo di bambini. Il vescovo Bertrand lo andò a cercare e quando il mostro gli si avventò con la bocca spalancata lo toccò leggermente col suo bastone pastorale, e la bestia divenne mansueta come un agnello. Seguì il vescovo fino alla cattedrale dove visse per anni ed alla morte fu imbalsamato e appeso al muro. La storia mi ricorda quella di San Francesco e del lupo di Gubbio, ma poi cosa successe al lupo?

Ed a proposito del coccodrillo, non ho trovato conferma da nessuna parte se poi divenne vegetariano.

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001 1925, Luisa Taba, mia madre, rivoluzionaria a dieci anni.

June 22, 2012

1925, V elementare a Sansepolcro

Nel 1925, quando il mi’ babbo era in Libia, mia madre decenne era in V elementare a Sansepolcro. Sarebbero dovuti passare molt’anni prima che i due si incontrassero.

Grazie alla Irma Vanni, attenta conservatrice del pessato, pochi anni fa ho ritrovato questa foto, e con quasi tutti i nomi delle alunne. La mi’ mamma e la seconda da sinistra nella fila in alto. La maestra Emmina Carloni-Coleschi, figlia del Dott. Carloni, era la sorella di Tito e quindi  la zia di Leonardo.

Ci sono 29 ragazzine (non contiamo quella che fa capolino in alto a destra) e di queste 28 hanno attivamente contribuito ad un atto rivoluzionario inaudito, senza precedenti nella storia, e non è stata versata neanche una goccia di sangue. Hanno osato infrangere regole che sembravano immutabili da millenni, e tutto successe con una tale rapidità che non diede tempo all’opposizione neanche di prender fiato.

Ma cos’han fatto? Si son tagliate i capelli!

Alla maschietta, avreppe poi detto mia madre, di certo non sapeva che dopo non molto sarebbe diventata una “flapper” di provincia, ma su questo forse ci scriverò un M’Arcordo…

Ma perchè quella nella fila in alto a destra con la maglietta bianca non ha osato?

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038 2012-06-21 Marblehead, solstizio d’estate da Castle Rock

June 21, 2012

Marblehead, vista da Castle Rock

Io mi sveglio e mi alzo presto al mattino, direi da sempre. Ci debbono essere nel mio DNA degli elementi genetici che si mettono in moto con i primi distanti bagliori dell’alba, così erano il mi’ babbo ed anche il mi’ nonno. Tanya segue la tradizione, quella che lei chiama the Braganti’s syndrom, questa include arrivare alla stazione due ore prima che il treno parta.

Oggi mi sono alzato ancora piú presto, volevo vedere il sorgere del sole, oggi è il solstizio d’estate. Non veramente, era ieri. Penso che sia venuto un giorno prima a causa dell’anno bisestile. Non mi piace quando viene il 20 giugno ed io l’osservo oggi, il 21.

Anche un miscredente come me deve pur credere in qualcosa: io credo nella natura che si ripete nella sua continua evoluzione. Per me non è una contradizione. É meglio non tirar fuori Spinoza altrimenti il discorso si complica troppo, penso che sia sufficente dire che sono un materialista.

I miei appuntamenti con i solstizi e gli equinozi sono rituali. Son fortunato di star vicino all’oceano, rende il tutto piú spettacolare, come fosse una messa cantata in San Pietro, questa è una battuta ch’avrebbe fatto contento il Sor Licinio.

Non sono andato lontano, circa tre kilometri da casa, per poi  salire su un piccolo promontorio roccioso che si potrude sul mare per aspettare il sorgere del sole, e poi: ho trovato il cielo sereno d’un giorno che promette una temperatura di 39°C con delle nuvole proprio là dove sorge il sole! Contrariato? Si, di sicuro, ma mai come quei druidi che dopo aver trasportato quei gran macigni a Stonehenge li misero in piedi e poi aspettarono invano il loro primo solstizio: quel giorno fu nuvoloso!

 

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037 1965-05 Firenze, l’ombrellaio in Via Laura

June 16, 2012

l’ombrellaio di via Laura

Una volta c’erano gli ombrellai. Una volta l’ombrello era un oggetto di valore, da tener da conto e si lasciavano in eredità. Se si rompeva non si buttava via, lo si faceva riparare e per questo c’erano anche gli ombrellai. Spesso era una di quelle professioni di gente che sembrava essere senza fissa dimora, e come gli arrotini e i chincaglieri andavano sempre in giro, pronti ad offrire il loro servizio. Penso che oggi sia uno di quei lavori che non vogliono neanche gli estracomunitari. In compenso sono proprio loro, specie nelle grandi città, che un minuto dopo la prima goccia di pioggia, compaino con bracciate d’ombrelli offerti al modico prezzo di pochi euro.

Io per via Laura a Firenze ci son passanto tante volte  e spesso incontravo l’ombrellaio, forse abitava da quelle parti.

Camminava sempre a passo lento e strascicato e la cassetta di legno con gli strumenti del lavoro a tracolla. Il suo incedere mi sembrava malinconico, sconsolato, quasi sonnolento e ad intervalli regolari urlava il suo:

“Ombrellaiooooo!” ma non mi pareva convinto. Sperava che qualche finestra s’aprisse e ci fosse chi aveva bisogno dei suoi servizi.

Non ho mai visto nessuno che gli portasse un ombrello da riparare. Ma come poteva campare con quel lavoro? Ma da dove veniva? Dove viveva? In una soffitta dal tetto basso o in una cantina buia ed umida? Vederlo mi rattristava.

E alla fine io fui anche cattivo. In casa avevamo un ombrello che dal manico di bambu vecchio ad anelli stretti  sembrava di volore. Quando si ruppe lo portai a riparare in un vecchio negozio elegante di via Cavour, non mi fidavo dell’ombrellaio.

 

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037 2012-06-09 Marblehead, garage sale

June 15, 2012

garage sale sotto casa

Questa volta non sono andato lontano, sia nel tempo o nello spazio, anzi proprio vicino, nel cortile sotto casa, sabato scorso.

Dopo tanto tempo abbiamo finalmente organizzato un garage sale.

É una delle grandi istituzioni americane e se anche non è una delle forze motrici dell’economia del paese ti aiuta a smaltire il superfluo con la speranza di fare un minimo incasso, di certo nessun profitto. Il piú delle volte finisci per svendere quello che non usi piú a meno d’un decimo di quello che l’avevi pagato.

Non devi chiedere nessuno permesso, o tasse da pagare, prendi tutta la roba vecchia che da anni non adoperi e apri il garage se ce l’hai o la metti davanti a casa con la speranza che qualcuno te la compri. Per promuovere la svendita attacchi cartelli nel vicinato indicando il tuo indirizzo e le ore d’apertura.

Questa tradizione è piú comune in paese con tante casette come il mio dove ogni sabato ci sono decine di svendite. Si, c’è il problema della concorrenza! Ma la gente di città, quelli che abitano in uno di quei grandi palazzoni, non si scoraggia e qualche volta, quasi sempre prima d’un trasloco, puoi trovari nell’atrio un cartello con la scritta che promuove una svendita al 23simo piano, appartmento F.

I nostri risultati sono stati mediocri, non andremo in vacanza con il ricavo e Pascale era un po’ scoraggiata, lei sperava di vendere la motocicletta ed il pianoforte.

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