Archive for September, 2012

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041 1984-10 Sansepolcro, Enzo Boncompagni.

September 26, 2012

Enzo Boncompagni

 Le stranissime coincidenze della vita!

Da tempo volevo scrivere un commento alla mia foto di Enzo Boncopagni . Da tempo avevo scritto delle note che prorio quest’oggi stavo mettendo in ordine, quando ho appreso della sua morte. Sapevo che stava male.

Incontrai Enzo in quinta elementare, quando io ero ripetente, ma avevamo la stessa età. Eravamo nella classe del maestro Botta e assieme studiammo per l’esame d’ammissione alle Medie.

A quei tempi lui era piccolo e gracilino e qualcuno lo chiamava Pidognino e lui si arrabbiava. Era bravo e studioso e la domenica faceva il chierichetto a San Francesco. Considerando l’evoluzione che ha poi avuto, di questo non ne abbiamo mai parlato quando ci s’incontarva per la via.

Fece il Classico a Città di Castello e poi si iscrisse a Giurisprudenza, penso a Perugia. E qui lo persi di vista, io andavo a Firenze. Poi un giorno scoprii che aveva smesso di studiare, ma perché? Non so cosa poteva esser successo, quando già lavorava nello studio d’un avvocato del Borgo.  

La mia sorpresa fu grande: un giorno l’incontrai per la via nella sua nuova e smagliante divisa di guardia municipale. Mi perve contento e fiero.

Da sempre voleva fare una cena di quella quinta elementare (1952). Era anche andato a ricercare nell’archivio della scuola tutti i nomi degli scolari e sempre mi diceva che avrebbe organizzato una cena, ma voleva esser sicuro che ci fossi anch’io. Peccato Enzo, quella cena non l’abbiamo ma fatta. Peccato davvero!

Enzo non era una persona semplice, spesso difficile da capire.

 

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040 2005-03-19 Gloucester (MA), rientrando in porto

September 9, 2012

rientro in porto (Gloucester)

La vista del porto di Gloucester (Massachusetts), doveva essere per i pescatori al loro rientro un momento di gran gioia. Ancora una volta ce l’avevano fatta: dopo aver passato giorni nelle perigliose e fredde acque dei Grand Banks nell’Atlantico settentrionale erano a casa e magari con la stiva piena di baccalà.

Ogni volta che partivano per quelle acque pescosissime ma tanto pericolose era sempre un “addio”. Nel lungomare di Gloucester c’è un monumento alla memoria del Pescatore, ed i nomi di quelli che negli ultimi 400 anni non sono ritornati son tanti, centinaia e centinaia. In un tempo quando le previsioni di possibili uragani non esistevano intere flottiglie di pescherecci sparivano inghiottite nelle acque nere e tormentose dell’Atlantico. Poi hanno eretto un altro monumento, questo è dedicato a generazioni di  indomite donne, mogli di pescatori, figlie di pescatori, madri di pescatori, che ogni giorno speravano di rivedere le vele triangolari dei loro cari all’orizzonte; intere vite passate aspettando e sperando.

Oggi in cabina ci son radio, radar, telefoni cellulari, riscaldamento e sopratutto arrivano le previsioni meteo, ma in mare i baccalà son rimasti pochi.

Ecco il nuovo problema! E i pescatori son sempre di meno.

 

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039 1991-06 Brooklyn Bridge.

September 8, 2012

il ponte di Brooklyn

“Ma dov’è il ponte di Brooklyn? Me ci porti? Lo vorrei proprio vedere.”

Mia madre mi sorprese con questa domanda entrando a New York, mentre guidavo lungo l’Hudson River.

Era una domenica mattina del gennaio del 1972 e per la prima volta era venuta a trovarmi negli Stati Uniti. Eravamo presto da Boston per andare a trovare i cigini Braganti di New York.

Mia madre odiava l’America e Cristofero Colombo che l’aveva scoperta. Tutta colpa sua!  Se non l’avesse fatto io non me ne sarei andato così lontano.

Il potere della pubblicità: lei, che non masticava mai chewing-gum, era stata bombardata da tanta pubblicità per “La Gomma del Ponte” che le sembrava mandatorio andare a vederlo.

Ed io l’accontetai, e lei fu contenta anche se lo vide solo da lontano, aveva cominciato a nevicare.

Passò piú d’un anno prima che lo percorressi a piedi, lungo il passaggio pedonale centrale.

Ero ospite a casa di due amiche quando comparvero due milanesi, amici loro. Questi erano giulivi, avevano appena firmato un lucrativo contratto e dovevano celebrare, celebrare alla grande. Ci invitarono in un locale alla moda e non si limitarono ad una sola bottiglia di champagne.

“Voglio andare sul ponte di Brooklyn! Non ci son mai stato.” D’improvviso disse uno dei due. L’idea mi piacque, io l’avevo visto solo da lontano. Fu così che verso le due di notte un taxi ci lasciò all’inizio del ponte, dal lato di Manhattan.

Ci sono delle inevitabili consequenze fra causa ed effetto che si susseguono sempre in un ordine specifico: l’effetto esilerante dello champagne è sempre seguito da quello diuretico… a questo punto forse è meglio smettere di raccontare la storia.

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039 1970-07 Pistrino, l’ultima battitura.

September 7, 2012

l’ultima battitura a Pistrino

            In casa mia abbiamo continuato a chiamarla “la battitura” anche dopo tant’anni da quando s’era smesso di battere.

Per millenni il metodo piú comune per sgranare i chicchi di grano dalla spiga era stato quello di batterli con delle lunghe stanghe articolate. Poi un giorno arrivò nell’aia una caldaia a vapore trascinata da un paio di bovi. Accesa e messa sotto pressione questa con dei gran cinghioni operava la trebbia dove si gettavano le manne ed alla fine da una parte usciva il grano, che finiva direttamente nei sacchi e da un’altra la paglia che veniva accatastata per farne un pagliaio. Non mi ricordo da dove sortiva la pula.

Il nonno Barbino fu un protagonista di questa memorabile pacifica rivoluzione. Lui all’inizio del secolo (quell’altro) prese la patente di terzo grado (?) da macchinista di caldaia a vapore non locomobile. La patente era ricca di fregi, c’era anche il re di profilo; ricordo d’averla vista ma poi è andata perduta in qualche trasloco e questo mi dispiace. Mi è rimasto solo una livella nel suo contenitore di metallo che il nonno usava per assicurarsi che il tutto fosse in piano, altrimenti c’era il rischio che i cinghioni volassero via dalle puleggie. Ancora nel dopoguerra c’era una di queste caldaie, tutta arrugginita, lungo il muro della “Resurgo” dal lato della stazione di Sansepolcro. Poi vennero i trattori ed infine dei gran macchinoni che fan tutto direttamente sul campo, non ricordo come si chiamano.

Questa fu l’ultima volta che andai ad una “battitura” vera, in un podere che i Massi possedevano a Pistrino.

Si, poi mangiammo le tagliatelle col sugo d’oca.

 

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040 2001-08-26 Sansepolcro, lo Sceriffo versione estiva

September 6, 2012

Lo Sceriffo

Fino alla settimana scorsa non sapevo che lo Sceriffo avesse anche un cognome, o meglio non mi ero mai posto questo quesito. Ho scoperto che si chiamava Brilli, ma ancora non so il suo nome.

Per me “Lo Sceriffo” è sempre stato piú che sufficente. Credo che questo soprannome derivava da quell’immancabile cappello a larga tesa, forse ci andava a dormire.

Quella domenica di fine agosto arrivai a Sansepolcro prima del previsto e lungo la strada Paolo Massi, che m’era venuto a prendere ad Arezzo, mi disse ch’ero arrivato in tempo per la Festa di San Rocco. Fui contento, quella, con i suoi giochi, era la festa preferita della mia infanzia.

Era un pomeriggio caldo ed afoso ed anche lo Sceriffo s’era adeguato alla temperatura: niente giacca o cravatta ed aveva preferito un cappello di paglia all’inseparabile feltro. Al mio saluto, alle mie domande rispose con monosillabici “si” o “no”. Si vede che quel giorno non era in vena di sentenziare una delle sue lapidarie affermazioni. Era là ad osservare e godersi i giochi popolari e fumava, lui fumava sempre.

Poi un giorno appresi che se n’era andato ed in qualche maniera anche lui aveva lasciato un vuoto nell’immaginazione di tanti.

La brillante impersonificazione di lui fatta la settimana scorsa da Toni Testerini ce l’ha fatto risentire vicino e se abbiamo anche riso ce l’ha ricordato con tanto affetto ed un po’ di malinconia.   

Spesso con le sue mitiche e drastiche asserzione prometteva disastri incommensurabili ma poi era un buono e non avrebbe fatto male ad una mosca.

Mi sembra opportuno ricordare una delle Beatitudini come ce la indica Matteo:

Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.”

 

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