Archive for October, 2013

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046 1964-05 Fiumicino, Athos Chimenti in partenza per Alghero.

October 21, 2013
maggio 1964, Athos Chimenti sotto l'elica

maggio 1964, Athos Chimenti sotto l’elica

Ho appreso che Athos Chimenti ci ha lasciato, ci ha lasciato per un viaggio ben più lungo di quello che facemmo quel lontano maggio del ’64. Il vecchio amico, il compagno di tante avventure e viaggi ci  ha lasciato per l’Olimpo dei Balestrieri ed io son triste.

Athos divenne balestriere come me agli inizi degli anni sessanta. Comparve al campo con una balestra più piccola del normale, non ricordo dove l’avesse trovata. Ci fu subito qualcuno che lo prese in giro.

“Ma che ci fai con quella belestrina da citto picino.”

Poi Athos vinse il palio e nessuno fece più quel tipo di commenti.

Athos, sotto l’elica, assiema a Leonardo Selvi si prepara a partire per Alghero. Quello fu per molti di noi il battesimo del volo. Eravamo stati invitati alla Cavalcata Sarda a Sassari, anche se noi balestrieri s’andava a piedi. Ricordo che durante la sfilata notai fra la folla un vecchietto che il braccio destro ,ci fece il saluto romano con tanto di “Alala!” Uno di noi commentò “Me sa che in Sardegna le notizie arrivano in ritardo.”

Athos si sentiva custode d’una tradizione antica e con fierezza scendeva in piazza a balestrare. Ci mancherà.

Per il 2 giugno 1969, quando lavoravo a Londra, al Centro Italiano ci fu una gran festa per festeggiare la Repubblica. Mi misi a parlare con un signore polacco, David Grinberg, che parlava un buon italiano e che durante la guerra era stato in Italia. Quando gli dissi ch’ero di Sansepolcro la sua faccia si illuminò:

“Ma lei conosce Athos Chimenti, Vinicio?” Lui era di quei polacchi ch’eran rimasti a Sansepolcro dopo il passaggio del fronte ed era stato acquartierato dai Chimenti.

“Alcuni dei miei commilitoni si sono sposati a Sansepolcro, io ho trovato moglie a Genova”

Quando raccontai ad Athos di questo fortuito incontro fu felicissimo.Lo voglio ricordare con quel sorriso.

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043 1963-10-09 il portassegni Alitalia, 50 anni dopo.

October 9, 2013
Portassegni Alitalia con la tradizionale Freccia Alata

Portassegni Alitalia con la tradizionale Freccia Alata

Cinquant’anni fa, la tragica frana del Vajon, ovvero l’associazione d’idee.

Cominciò come una gran bella giornata, temperatura ideale ed un sole ottobrino che ci avrebbe aiutato a far bella figura.

Assieme ad altri balestrieri ed alcuni figuranti ero partito la sera prima da Sansepolcro per andare a dormire in un hotel a Viterbo. Assieme agli sbandiaratori d’Arezzo al mattino ci trasferimmo alla vicina Bagnaia e ci preparammo per un’esibizione che avremmo dato nel magnifico parco di Villa Lante della Rovere.

Eravamo stati invitati, ancora una volta credo proprio per le conoscenze d’Alberto Droandi, presidente dell’EPT d’Arezzo, per dare una dimostrazione di tiro con la balestra nel parco della villa. A Roma si svolgeva in quei giorni il congresso della IATA (International Air Trasport Association) ed Alitalia, la padrona di casa, aveva organizzato questa scampagnata per arricchire il programma. Giustamente voleva far vedere una delle più belle ville rinascimentali.

Quando arrivarono i congressisti, penso che fossero almeno duecento i rappresentanti di tutte le linee aeree internazionali, noi ci esibimmo dopo gli sbandiaratori. Tonino Massi vinse e l’allora presidente dell’Alitalia Carandini gli offrì una coppa d’argente che poi per anni ho ammirato sopra il pianoforte a Villa Paradiso.  A tutti noi il presidente offrì una elegante confezione ricordo con degli oggetti in cuio, portafoglio, portassegni, ecc. tutti decorati con la freccia alata insegna Alitalia. Leda, che fu una delle dame di quel corteo, non molto tempo fa mi confermò che ancora aveva tutti i pezzi. Poi venne il pranzo, the lancheon com’era scritto nel programma. Un memorabile buffet sotto la tenda del circo Orfei, organizzato dal Grand Hotel di Roma. E per la prima volta mangiai l’aragosta. Ricordo un’intera porchetta trionfante infilata nello spiedo. Impressive! Non ho fotografie di quella giornata, anche se ricordo di averne viste un bel pacco che ci aveva inviato l’Alitalia.

Son passati cinquant’anni da quel memorabile giorno. Felici, contenti e soddisfatti quel pomeriggio tornammo a casa, ma la giornata non fini bene Proprio mentre si stava scaricando il bagaglio venne qualcuno e ci disse della tragedia del Vajon e tutta la nostra euforia si dissolse nel nulla. Ecco che cosa ho pensato ‘sta mattina quando ho letto le testate dei giornali che ricordavano l’anniversario di quel tragico evento e mi son di nuovo rattristato.

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041 1963-05 Firenze, Ponte Vecchio

October 1, 2013

 

Firenze, Ponte Vecchio

Firenze, Ponte Vecchio

 

            Per me Ponte Vecchio rappresenta lo spirito di Firenze. Quel ponte con le casette abbarbicate l’una sull’altra è sempre stato un’immagine vibrante, piena di storia, che mi lega al passato. Ogni volta che mi ci ho camminato sopra ho cercato d’immaginare quanti personaggi importanti ci passati prima di me. Avrei voluto incontrarci Machiavelli e farci due chiacchiere, magari sotto quel loggiato.

            Io vivo nella storia.

Una delle prime parole che ho imparato a leggere è stata proprio ”Firenze”. Nel primo dopoguerra, quando ero piccolo, spessissimo s’andava in bicicletta a trovare i nostri parenti alla Pieve Vecchia, oggi l’Oroscopo. Dopo Porta Fiorentina si traversava il piazzone e quando la strada si biforcava noi s’entrava nella Tiberina 3-bis costeggiata dai filari di pini verso la salitina del camposanto. Proprio a quel bivio c’erano due cartelli stradali che indicavano a sinistra, uno per Arezzo e l’altro per Firenze, ed io li sapevo leggere e me ne sentivo fiero.

Ma dov’era Firenze? Era lontano. lontanissimo, più di cento kilometri come diceva quel cartello. Mi sembrava una meta irrangiungibile, ed infatti passarono molt’anni prima che ci andassi per la prima volta con la gita del liceo.

Poi c’erano le storie di come il ponte si fosse salvato durante la guerra, grazie anche ad anziano signore, il console tedesco, che convinse il comando a non farlo saltare in aria con gli altri ponti. Affascinante anche la storia dei partigiani che traversavano il ponte usando il corridoio Vasariano, che in quest’immagine si vede ancora tutto scalcinato e pontellato.

Solo poco più di tre anni dopo questa foto il Ponte sostenne l’impeto dell’alluvione, e non fu poco. Ed ora è alle prese con i venditori abusivi, anche questi son parte della storia?

 

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