Archive for March, 2014

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051 2007-07-25 Aswan, Saint Thérèse de Lisieux in Egitto.

March 31, 2014
Saint Thérèse de Lisieux

Saint Thérèse de Lisieux

Certo fu una sorpresa! Questa volta niente templi o piramidi.
Ad Aswan comincia a far caldo presto al mattino, dopo tutto è in Egitto e poi a luglio. Camminando lunga una strada del suk abbiamo notato un cancello aperto che dava in un cortile. Non c’erano dubbi, quella in fondo era la facciata d’una chiesa, ma questa era differente, non era una delle solite chiese copte. Non dimentichiamo che Alessandria, anche se molto lontana da Aswan, fu una delle culle del primo Cristianesimo.
Varcandone la porta, a parte il piacere della frescura, mi parve d’aver fatto un balzo. D’improvviso ero volato in una chiesa semideserta d’un paesino francese. C’era una donna vestita di nero che spazzava ed un prete che sembrava indaffarato a mettere in ordine un altare. Ma come era possibile? Mi ripetevo, a poche centinaia di metri dalla moschea più vicina. Quello si ch’era un miracolo.
Mi sono avvicinato e per qualche ragione strana ho intuito, deformazione professionale dovuta ai tanti pellegrinaggi che ho organizzato, che quella statua sotto l’altare doveva essere Saint Thérèse de Lisieux. Ed il prete l’ha confermato. Lui stesso era appena ritornato da un pellegrinaggio a Lisieux, in Normandia.
Le curé fu gentile e tutto fiero mi disse delle sue opera pastorale in una parrocchia di circa quattromila anime.
Sortimmo dalla chiesa, un altro balzo, e ci ritrovammo nell’Alto Egitto, o meglio in Nubia.

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050 1963-10 Passo dei Mandrioli, fra Toscana e Romagna.

March 29, 2014
Passo dei Mandrioli

Passo dei Mandrioli

Quel giorno il babbo ed io facemmo uno dei nostri giri in macchina, quando avevamo solo una vaga idea di dove si volava andare, piuttosto si scopriva dove la strada ci portava. Quel giorno mi portò molto lontano, infatti decisi di cambiare facoltà con tutte le sue conseguenze.

In questa immagine forse eravamo già in Romagna; mi pare che le stratificazione geologiche scoperte dall’erosione siano da quel lato, oltre il passo. Hanno anche un nome, ma l’ho dimenticato.

I montagnini sono al lavoro, loro non hanno un momento di sosta e non hanno trattore, ancora contano sull’aiuto dei buoi (bovi). Portano il letame (concio) nei campi, quei cumoli neri verranno poi sparpagliati per fertilizzare la terra. Non hanno molto tempo a disposizione, l’inverno arriva presto sull’Appennino.

Sembra che l’erosione sia iniziata nel poggio dietro ai pagliai; quanto tempo ci vorrà prima che la terra fertile finisca tutta nel Savio? Forse nella casa colonica non c’è elettricità, non vedo nessun palo.

Di certo pochi anni dopo, stanchi d’andare a letto con le galline e senza televisione, han lasciato tutto e sono andati in città. E tutto un mondo ch’era rimasto immutato per secoli è finito.

E la casa? Forse l’ha poi comprata un tedesco od un inglese. Da quel giorno non son mai più ripassato per i Mandrioli

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049 Sansepolcro, Porta Fiorentina, presto una domenica mattina.

March 27, 2014

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“Ma perché poi la chiamavano porta? Che strano, forse si sono sbagliati.”

Per un bambino è difficile comprendere l’idea dell’astratto, per me una porta era quella che si apre e che si chiude, ci sono due battenti e c’è anche un buco per la chiave. Quello era un arco, uno spazio aperto sotto una specie di ponte senza fiume.

Ma sopra tutto per me, che abitavo entro le mura, quello era un punto di confine, da lì si sortiva nel resto mondo, era tutto da scoprire. La domenica pomeriggio lo varcavo, per andare al cinema non lontano. Lo schermo era un gran finestrone che dava su quel mondo sconosciuto, sapevo solo che esisteva.

Quell’ignoto non mi faceva paura, mi incuriosiva.

È questa la ragione per cui ho voluto tanto viaggiare?

Forse, volevo, voglio ancora vedere cosa c’era oltre la porta.

 

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005 1920 (?) diciassette uomini in montagna

March 22, 2014

Ital. uomini in fila in montagna IMG_8912Mi piace ripetere che ogni foto ha la sua storia, vero.

Ma poi ci son quelle di cui non sappiamo nulla. Non conosciamo il fotografo, ne dove l’abbia fatta e tanto meno la data.

Di questa so solo che ho lastra di vetro, il negativo. Fa parte di casse di negativi, pensatissime, che Odilio Goretti mi regalò tanti anni fa, anche lui non sapeva da dove venivano eccetto che le aveva trovate assieme a dei mobili antichi che aveva comprato a un asta. La maggior parte si riferiscono alla Grande Guerra.

Ma dov’è questo luogo dall’aspetto lunare? Sembra che non ci sia neanche un filo d’erba.

E poi, ma chi sono questi diciassette uomini in fila, incluso quello di cui si vede solo un braccio sulla sinistra dell’immagine? Alcuni indossano fasce mollettiere, quindi dovrebbe esser nel dopo la guerra, inoltre c’è un signore avvolto da quella che pare essere una mantellina militare. Ma chi andrebbe oggi a fare un’escursione in montagna in giacca e cravatta?

Spero che qualcuno abbia dei suggerimenti sulla lettura di questa immagine.

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048 1965-09-12 Sansepolcro, le verretta sul muro.

March 21, 2014
Palio della Balestra, non tutti colpiscono il centro

Palio della Balestra, non tutti colpiscono il centro

Sembra che i Balestrieri siano stati  a Sansepolcro da sempre. Forse furono proprio loro quelli che fondarono la città. Dei Balestrieri mercenari erranti, che dovevano pur campare anche in tempo di pace, cominciarono a far mercanzia di fichi secchi saraceni, fra quelle montagne e valli dove Toscana, Romagna e Marche s’incontrano. Un giorno stanchi di girovagare, scoprirono una valle coperta d’una foresta di noci, piena di cinghiali, e decisero di rimanere.

Fu una ottima decisione, anche loro avevano trovato la terra promossa.

Passarono i secoli. Ci furono i tempi delle vacche grasse e quelli delle vacche magre, venne il tabacco e poi la pasta, tanta pasta. Anche se col tempo il mercanteggiare in fichi secchi si ridusse a solo tre giorni a primavera non si dimenticarono quali erano le loro origini: erano e sarebbero rimasti Balestrieri, sempre. Ed anche quando i vicini Anghiaresi divennero esperti e famosi armaioli loro continuarono ad insegnare alla progenie l’arte del balestrare. Non si fecero influenzare dalle nuove mode.

Alla fine sono arrivato anch’io ed orgogliosamente sono entrato nella gloriosa fraternita. Anche se lontano, per mia scelta, son rimasto legato a chi continua a mantenere la tradizione.

L’abilità di centrare il corniolo a 36 metri è considerata una gran virtù, anche se qualche volta, diciamo per ragione tecniche, il centro rimane lontano, dimolto lontano.

“Ma a chi tiravi? Al vescovo?”

Con questo si mantiene anche la tradizione della risata faceta.

Ma chi fu l’autore di questa “spadellata”?

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050 2011-08-11 Château de Versailles, i costoloni ricurvi di Venet

March 19, 2014
I costoloni di Vernet

I costoloni di Vernet

Siamo andati a Versailles per cena, destinazione ideale per una calda sera d’estate. È piacevole passeggiare per le vecchie strade e piazze così ricche di storia e…di ristoranti. La scelta può essere difficile, ce ne sono troppi e sembrano tutti buoni, importante che abbiano tavoli all’aperto.

Inevitabile è l’imponente struttura dello Château e della sua immensa piazza.  

Io vivo nella storia e sin dalla mia prima visita ho sentito tutta l’importanza del luogo e l’eco di eventi che da lì si son propagati per il mondo. Nei banchi di scuola avevo imparato che la nostra storia moderna era cominciata il 5 maggio 1789, proprio in quei saloni, con l’apertura degli Stati Generali. Tutto era cominciato quel fatidico giorno.

Sin da lontano, avvicinandomi lungo il gran boulevard, avevo notato una strana struttura che incorniciava la statua a Louis XIV e la facciata distante dello château.

Ma cos’erano?

Sembravano le costole d’una gigantesca balena, morta ed abbandonata proprio lì nel gran piazzale.

Ma chi aveva eretto quelle ricurve gigantesche longherine di ferro? Bernard Venet era lo scultore, mai sentito dire fino a quella sera. Coraggiosi gli amministratori che avevano permesso l’istallazione di quella struttura, così differente da tutto quello che la circondava. Mi è piaciuto l’effetto, una specie d’abbraccio possente e futuristico, che si univa con armonia all’antica struttura dello château.

Dopo alcuni mesi i costoloni furono rimossi, ma dove saranno andati a finire? Non ricordo cosa mangiai per cena, ma non è storicamente importante.

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047 2001-01 Roma, San Pietro dal Pincio

March 16, 2014
Roma, San Pietro dal Pincio

Roma, San Pietro dal Pincio

            In casa credo d’aver sentito parlar del Pincio sin da quando ero così piccolo che non capivo cosa fosse e tantomeno dove si trovava.

            Era sempre il babbo che in certe occasione con tono faceto prendeva in giro la nonna Santina (sua suocera) e la sua vita romana all’inizio del secolo.

“Ma chissà quante storie avrete (il babbo le dava del voi) da raccontare. Voi andavate al Pincio, con tutti quei soldati in libera uscita.” Questi tipi di commenti eran sempre seguiti da una risatina. La nonna sorrideva, si scherniva ma alla fine non protestava e non negava il fatto. Ma allora voleva dire che era vero?

La nonna era andata a Roma alla fine del secolo, quell’altro, a fare la domestica, ma poi aveva fatto un po’ di carriera era diventata una specie di governante ad un principino russo. La famiglia di questo veniva a svernare a Roma. La nonna ed altri della servitù rimaneva per tanti mesi in una villa senza padroni e senza molto da fare.

Ma forse era vero? Ripensandoci la nonna aveva tanto tempo per andare a spasso, ed il Pincio poteva essere una delle sue mete. La nonna era bella, dalla gran chioma rosso fuoco e seno abbondante, non passava inosservata.

Roma è una città meravigliosa e la vista dal Pincio sopra Piazza del Popolo verso San Pietro è spettacolare. Quando posso ci vado ed il ricordo di quella nonna dolce ed attenta ancora mi intenerisce.

 

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049 2007-07-30 Egitto, Aswan, gli ambulanti del Nilo

March 14, 2014
gli ambulandi del Nilo

gli ambulandi del Nilo

          Son comparsi all’improvviso. Tante piccole barche, con dei rematori poderosi, si sono avvicinate repentine ai fianchi della nostra nave che risaliva il Nilo da Luxor ad Aswan. In pochi minuti fummo circondati, da tutte le parti. Sembravano fossero dei pirati pronti ad attaccarci, ed urlavano a squarcia gola. Ma che cosa dicevano?

La nave aveva dapprima rallentato per poi fermarsi, ci stavamo mettendo in fila per entrare in una delle chiuse che ci avrebbe permesso di salire uno scalino nel fiume. Dovevamo aspettare il nostro turno. Noi, i turisti accalcati alle ringhiere della tolda, eravamo la loro facile preda, non c’era scampo. Il loro fu un vero pacifico arrembaggio.

Ripensandoci il termine ambulanti non si addice, ma non credo se esista il termine navigante per i venditori itineranti nell’acqua?

In quasi ogni barca c’erano due persone, il rematore ed il lanciatore, ambedue dovevano essere in ottima forma. È cominciato il bombardamento di sacchetti di plastica che volavano con precisione sulla tolda, il lanciatore era forte e preciso, Pensai subito che avrebbe fatto più soldi negli Stati Uniti come giocatore di baseball. Nei sacchetti c’erano camicie ricamate con geroglifici, caffetani, sciali e simile mercanzia. Molti rilanciavano indietro i sacchetti, ma non erano così precisi ed alcuni finivano nell’acqua, ma subito ripescati. Chi era interessato scendeva sul ponte a livello dell’acqua e mercanteggiava fin quando s’accordava sul prezzo giusto.

E cosa fanno quei naviganti di questi tempi? Questa sarebbe l’alta stagione per le crociere sul Nilo. Ho letto che, causa l’instabilità politica, il turismo in Egitto si è volatizzato. Peccato, in Egitto non giocono a baseball.

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048 2008-07-30 Parigi, Places des Pyramides, Giovanna d’Arco

March 12, 2014

048 2008-07-30 Parigi, Giovanna d’Arco                        Ma chi era Giovanna d’Arco? Semplice: Ingrid Bergman. Quando ero piccino la mamma mi portò al cinema a vedere le gloriose imprese della bellissima santa. Questa indossava un’armatura smagliante ed aveva una gran spada, lei era molto differente da tutte quelle sante e Madonne che vedevo nelle chiese, ed era anche bellissima. Poverina. Di certo piansi quando la vidi legata sopra quell’orribile rogo.

Il monumento equestre dorato nella piazzetta lungo Rue de Rivoli, dirimpetto alle Tuileries, segue i canoni della più gloriosi agiografia della Pucelle. Ne conosco altre due copie, una a Philadelphia e l’altra a Gloucester, Massachusetts. Ma come ha fatto ad arrivare fin lì? Credo che in Francia ogni chiesa abbia la sua statua di Joanne d’Arc, quasi sempre con la spada tratta che spesso appare come se tenesse in mano un crocifisso. Una volta cominciai a di fare una collezione fotografica di tutte queste statue, ma poi scoprii ch’eran troppe e smisi.

E pensare che ci mise quasi 500 anni per essere canonizzata, mentre sainte Thérèse de Lisieux in pochi anni divenne santa. Ma perchè?  

Era stata quasi dimenticata per secoli e c’era stato chi, per esempio Voltaire, che non aveva scritto encomi su di lei. La Pucelle fu riscoperta nell’ottocento, faceva comodo, il crescente nazionalismo francese aveva bisogno della sua eroina. La Loraine, dopo la guerra franco-prussiana del  1870 era passata alla Germania assieme all’Alsace, e Sainte Joanne d’Arc, lorenese, era la candita perfetta per coprire quel ruolo.

Si dice, ma di questo non ho prove,  che nel 1920 durante la gran cerimonia di canonizazione in San Pietro si levò il canto d’un coro lorenese, sorpresa: non cantavano in francese ma in tedesco e pensare che da due anni la Loraine era ritornata alla Francia.

Ogni monumento ha la sua storia e che storia! E non dobbiamo mai dimenticare chi ha pagato per erigerlo.

 

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050 2006-11-07 Sansepolcro, Derno e i cammelli

March 11, 2014
Tanya e Derno

Tanya e Derno

“You Italian? You know Derno.”

Questa fu la domanda che il padrone dell’unica botteguccia di souvenirs di Siwa mi fece quando scoprì da dove venivo. Di Derno ce ne poteva essere uno solo; sapevo che da anni abitava in Egitto, quindi non dovevo esser del tutto sorpreso. Avrei scoperto poi che anche Nino e Fernando c’erano arrivati molto tempo prima di Derno, a bordo d’un’autoblinda. Ed io che credevo d’esser stato il primo di Sansepolcro a raggiungere quest’oasi sperduta nel deserto, a pochi kilometri dalla Libia.

Io son partito da Sansepolcro quando Derno era ancora un ragazzo, e qualche volte l’ho incontrato durante le mie visite, era amico di Paolo. Derno aveva bisogno di spazio ed era un ottimo fotografo ed anche lui cominciò a viaggiare, sopratutto in Africa. Andare a cena con lui era sempre interessante.

In uno dei suoi viaggi al Cairo aveva trovato un pacco di foto antiche della seconda metà dell’ottocento, erano immagini classiche di templi, di piramidi, d’obelischi e monumenti varii. Eran grandi, color seppia, suggestive, avevano un’odore antico. Sembravano fossero Alinari. Immaginavo il fotografo con una pesante macchina fotografica di legno col soffietto nero, che si nascondeva sotto un panno nero per mettere a fuoco l’immagine. Grazie a lui ho scoperto Felix Beato che poi, dopo l’Egitto e l’India, andò fino in Giappone. Poi ce n’erano altre dello studio Bonfils di Gerusalemme, bellissime. Derno, vista la mia passione, fu generoso e me ne regalò alcune. Grazie ancora Derno.

Durante la mia visita in Egitto non ci incontrammo, lui era in vacanza e non so dove.

Lo ritrovai a Sansepolcro aveva allestito una mostra fotografica, era il novembre del 2006 ed in quest’immagine è con Tanya. E quella fu l’ultima volta che l’incontrai.

Non so dove scattò questa meravigliosa foto dei cammelli, ma potrebbe esser proprio Siwa.

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