Archive for the ‘in giro per il mondo’ Category

h1

069 data sconosciuta – 2008-07-24 Gerusalemme, la scala a pioli della basilica del Santo Sepolcro

September 6, 2016
Gerusalemme, la scala a pioli della Basilica del Santo Sepolcro

Gerusalemme, la scala a pioli della Basilica del Santo Sepolcro

Nell’estate del 2008, venendo dalla Giordania, giunsi in Israele. Non fu una cosa semplice, ma alla fine ce la feci a traversare the Allenby Bridge; passai alcuni giorni a Gerusalemme. Da buon Borghese andai a vedere la basilica che ha dato nome al mio paese, Burgus Sancti Sepulchri, Sansepolcro.

L’antica chiesa ha subito nei secoli numerose modifiche strutturali, distruzioni e interventi di tutti i tipi. L’interno della basilica è suddiviso, diciamo gestito, fra vari gruppi cristiani: ortodossi greci e poi ci son quelli russi, cattolici, armeni, copti ecc. I protestanti sono arrivati tardi, a loro non è toccato nulla; son rimasti fuori della porta.

Da quello che ho letto e sentito dire fra questi gestori, che custodiscono gelosamente il luogo sacro, non regna l’armonia che il luogo dovrebbe ispirare.

Proprio guardando questa facciata ci fu uno che mi indicò quella scala a pioli appoggiata sul cornicione sotto le finestre e mi disse che quella era lì da secoli, nessuno si ricordava chi ce l’avesse messa e per quale ragione, ma allo stesso tempo nessuno si voleva prendere la responsabilità di rimuoverla, perché avrebbe potuto irritare gli altri.

Ieri ho trovato questa cartolina degli inizi del novecento: la scala era già là. Forse la storia è vera.

 

Marblehead, 6 settembre 2016 Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in (quasi) tutte le librerie a Sansepolcro.

h1

068 1974-04 Perù, Cuzco, manca lei.

October 24, 2015
strada di Cuzco, Peru'

strada di Cuzco, Peru’

Questa immagine non è completa, manca lei.

Prima d’andare a Cuzco in Perù in tanti m’avevano ammonito:

“Attento all’altitudine!”

Appena arrivato in hotel mi fu servito una tazza di thè di coca. Forse fa proprio bene, non ebbi nessun problema.

A me piace camminare, esplorare senza un obbiettivo preciso, diciamo che vado a fiuto, come un cane e Cuzco era un posto ideale per queste mie peregrinazioni.

Un primo pomeriggio, le strade di Cuzco erano deserte, ho iniziato una di queste mie girate.

Questa è una lunga strada serrata da mura di pietre perfettamente squadrate ed incastrate, immutata da almeno 500 anni. Gli Incas erano abilissimi taglia pietre.

E poi d’improvviso comparve lei, lontana, al lato opposto della strada e camminando verso di me. Non c’era nessun altro, io e lei, con ogni passo la sua immagine diventava più chiara. I suoi capelli biondo rossastri, tanti, lunghi e pieni si muovevano ad ogni passo come fossero la criniera d’una giumenta. Non era peruviana. M’era sempre più vicina. Indossava dei lunghi pantaloni alla turca, abbondanti, stretti alla caviglia e di tulle trasparenti e pieni d’aria che mostravano le gambe lunghe e tornite. Calavano bassi sul ventre lasciando libero l’ombelico. Il seno abbondante rigurgitava in un corsetto stretto, ricamato, che a mala pena lo conteneva.

E lei mi guardava. Era bellissima. Mi è passata vicino, molto vicino, mi ha sorriso ed ha continuato per la sua via.

Ed io incantato mi son girato per seguirla fin quando è scomparsa alla fine della strada..

E non le feci neanche una foto, a parte il fatto che avevo solo un Istamatic!

 

Ma che forse fu solo un effetto ritardato dell’altitudine?

 

Marblehead, 3 settembre 2015 Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in tutte le librerie a Sacuinsepolcro.

h1

067 2015-08-27 Barcellona, le ragazze della Rambla.

September 3, 2015

DSC05535

Barcellona è una bella città e proprio nell’ultima visita, la settimana scorsa, ne ho avuto la riconferma, città giovane, vibrante e sembra sempre piena di sole.

La primissima immagine uscendo dall’hotel è stata quella di queste due ragazze carine nella Rambla che si gustavano un gelato.

Con la macchina fotografica al collo ero pronta ad immortalare il momento. Ancora una volta Pascale mi ha detto:

“Attento, alla fine qualcuno/a si arrabbia!”

Ed io:

“Henri Cartier-Bresson mica chiedeva il permesso prima di scattare una foto.”

Lo so, paragonarmi a lui è presuntuoso o meglio osceno.

Diciamo che anche questa volta mi è andata bene, non si sono arrabbiate, forse erano compiaciute, lo spero.

Ho recentemente pubblicato una raccolta di Storie Borghesi con il titolo M’Arcordo… che si puo’ trovare in tutte le librerie di Sansepolcro. Questo breve filmato e’ l’inizio della presentazione avvenuta nella sala consiliare del Comune, Palazzo delle Laudi lo scorso 25 aprile.

https://www.youtube.com/watch?v=Cuj_L36JYeQ

Marblehead, 3 settembre 2015 Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in tutte le librerie a Sansepolcro.

h1

066 2015-08-08 Saint-Gerons il salvadanaio del patrizio romano

September 2, 2015
il salvadanio del patrizio romano

il salvadanio del patrizio romano

Quando ero bambino, dopo la guerra, a Sansepolcro per la Via Maestra c’era il negozio della Maria Cocciaia*. Come si capisce dal nome vendeva vasi di tutte le dimensioni, piatti, tegami e terraglie varie. Un giorno il babbo mi portò a fare un grande acquisto: un salvadanaio. Assomigliava ad un pallone di terracotta, piatto alla base per stare in piedi, e con un taglio, una specie di piccola bocca sorridente nella parte alta.

A sera il babbo mi impartì una lezione di economia: l’importanza del risparmio. Avrei fatto cadere le monetine, che mi venivano occasionalmente donate, nel salvadanaio attraverso quella fessura. Non le avrei futilmente spese comprando figurine o gomma da masticare. Il risparmio sarebbe cresciuto ed un giorno avrei comprato qualche cosa di utile, importante.

“Ma come faccio a riprendermi i soldi?”

“Semplice,” rispose “una bella martellata, ed il malloppo è tutto tuo.”

Non mi ricordo quando ruppi il salvadanaio.

Ma cosa successe al patrizio romano del terzo secolo dell’Aquitania che pazientemente accumulò in un anfora tutte quelle monete d’argento in bassa lega, ossidate in un unico blocco? Forse era in arrivo un orda di barbari? Di certo nascose bene il suo salvadanaio, infatti fu ritrovato nel 1994 durante dei lavori nella cittadina di Saint-Girons (Ariège, Midi-Pyrenees). Proprio durante quegli scavi ruppero l’anfora, fino allora rimasta intatta.

Oggi tutte quelle monete son finite in una vetrina del museo di Saint-Lizier assieme ad altri artefatti romani e medioevali. Quel patrizio romano non le spese. Forse sperava di comprare due stalloni per una nuova biga fiammante? Dove finirono i suoi sogni? Forse trafitti dalla lancia d’un barbaro che non trovò mai il tesoro nascosto.

Ogni storia ha la sua morale, se volete scegliete voi quella che vi fa più comodo.

Per quanto mi riguarda io ancora ho un salvadanaio e non ho bisogno di dargli una martellata

anfora turca, comprata in Anatolia

anfora turca, comprata in Anatolia

(una specie d’anfora turca, comprata in una stazione di servizio in Anatolia) con gli ultimi risparmi abbiamo acquistato un nuovo computer portatile per Pascale. Quella lezione di economia impartita dal mi’ babbo ha fatto effetto.

 

* Credo che si chiamasse Maria Allegrini, ed era la mamma del professoressa di francese Mercati, la nonna della Giusi e di Claudio Achilli.

 

Marblehead, 2 settembre 2015 Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in tutte le librerie a Sacuinsepolcro.

h1

065 1972-05 il biglietto per andare in Abissinia

August 31, 2015
biglietto aereo (1972}

biglietto aereo (1972}

Una volta, come anche oggi, per montare in aereo si comprava il biglietto. La differenza è che allora c’era davvero un biglietto fisico, con tanti cuponi per quanti erano i settori da volare. Ne ho scritti tanti, e di cuponi ne ho strappati migliaia.

I tempi cambiano e come i gettoni che si usavano per fare le telefonate anche i biglietti, quelli di carte stampati dalle copertine multicolorate son passati di moda. Di certo c’è già un’itera generazione che non sa di casa stia parlando.

Il mio biglietto per andare in Abissinia, anche quella ha cambiato nome, era di certo uno dei più variopinti, con tutta una storia narrata con immagini nello stile della pittura copta. E forse

biglietto bar coded (2015)

biglietto bar coded (2015)

proprio per questo suo aspetto pittoresco è sopravvissuto.

Ed oggi? Bastano dei quadratini e delle lineette in bianco e nero. Vanno bene anche quando compaiono sul telefonino. Invece la tradizione che dobbiamo pagare perdura.

Marblehead, 31 agosto 2015

Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in tutte le librerie a Sacuinsepolcro.

h1

064 2010-08-04, Paris, Musée de l’Armée, la corazza sfondata

June 18, 2015
la corazza sfondata

la corazza sfondata

18 giugno, oggi è il duecentesimo anniversario della battaglia di Waterloo.

Il corazziere a cavallo napoleonico non seppe mai come andò a finire. Per lui, dopo che quella palla di cannone l’aveva preso in pieno, esser stato vincitore o vinto non aveva alcun significato.

Lui rimarrà un Cuirassier Inconnu. Non gli fecero nessun monumento, e non fu insignito della médaille de Sainte-Hélène, Quello che è certo è che ci fu chi attese invano il suo ritorno.

Lo posso immaginare nella prima ondata di una di quelle epiche cariche, spada sguainata, guidata del Marchal Ney, come descritte da Victor Hugo nei Miserables.

Hugo descrive anche il dopo della battaglia, le bande di “sciacalli” che aspettavano la fine per derubare i morti ed i feriti. Si parla di più di 50,000 caduti fra i due eserciti, di scarpe e di stivali ce n’erano tanti. La corazza sfondata non credo avesse alcun valore e forse proprio per questa fu lasciata sul campo con quello che rimaneva del corazziere.

Oggi è in una bacheca nel Musée de l’Armée, Hôtel des Invalides, a Parigi ed ancora desta sorpresa ed orrore.

Ma chi era quel corazziere? E chi fu l’inglese che accese quella miccia che fece volare quella palla? Continuo inutilmente a domandarmi.

Per me la storia non è un insieme di nomi e date, ma piuttosto un dramma in cui, in misura diversa, noi tutti siamo autori ed attori.

Scusate, la foto non è gran che, quella sala era scura ed i riflessi del vetro hanno complicato la messa a fuoco.

 

Marblehead, 18 giugno 2015

Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in tutte le librerie a Sacuinsepolcro.

h1

063 2013-08-10, Carcassonne, la Cité.

June 10, 2015
Carcassonne, la Cité.

Carcassonne, la Cité.

Finalmente un giorno arrivai a Carcassonne e pensai ad Anghiari.

Una volta tanto tempo fa, ero ancora all’università, venendo d’Arezzo diedi un passaggio ad un autostoppista che voleva andare ad Urbino, mi pare fosse americano. Era tanto alto che a stento stava nella mia Fiat 850. Giunti ad Anghiari fu colpito dalla mole dei bastioni ed esclamò:

“Come una piccola Carcassonne!” e dopo un breve pausa aggiunse “Ma no, questa è vera.”

Allora non compresi cosa intendeva dire, e passarono molti anni prima che, dopo la mia prima visita, capissi il significato quell’affermazione che non avevo dimenticato.

La Cité de Carcassonne, in tutta la sua coreografia medievale è fasulla, ricostruita dalla fantasiosa creatività di Eugène Viollet-le-Duc. Questi grazie alla sua amicizia con l’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, reinventò la Francia medioevale nel XIX secolo, cominciando da Notre Dame a Parigi. Ma quanto spese? Cifre enormi.

Oggi La Cité, una Disneyworld medioevale, è piena di turisti, un po’ come San Marino o Mont Saint-Michel, ma non solo. Una turista tedesca con cui mi misi a parlare fuori d’una delle porte, mi disse che lei non poteva entrare nella Cité, temeva che la presenza di tante “anime vaganti” (un’altra maniera per dire fantasmi?) l’avrebbe sopraffatta. Mah!

 

Marblehead, 10 giugno 2015

Il mio blog di momorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che si trova in tutte le librerie a Sansepolcro.

h1

062 2011-08-15 Saint Denis de Paris al Panthéon

April 11, 2015
la testa di Saint Denis

la testa di Saint Denis

Il primo affresco sulla sinistra, entrando nel Panthéon, è quello di Saint Denis primo vescovo di Parigi che, dopo esser stato decapitato, raccoglie la sua testa. Ma questo non è niente, il bello viene dopo: infatti il martire prende la testa, se la mette sotto braccio e si fa una bella camminata d’una decina di chilometri, ma non è tutto. Nell’agiografia del santo infatti si narra che durante quel cammino continuò a parlare, anzi a predicare, invitando i fedeli alla penitenza. Alla fine decise di fermarsi e che era l’ora di morire. La piccola cappella che costruirono sul quel luogo divenne una gran basilica, cara ai re di Francia.

Certo con tali credenziali ebbe il posto assicurato come santo protettore di Parigi e di Francia, ma poi passò un po’ di moda, era troppo monarchico e la concorrenza di Giovanna d’Arco era incalzante. Ci misero un po’ per farla santa, 500 anni, ma poi lo fecero al momento giusto, c’era bisogno d’una santa patriottica, politicamente utile. Ai tempi di Saint Denis la “patrie” non esisteva e per essere precisi neanche ai tempi di Giovanna, ma sorvoliamo.

Tragicamente i martiri ci sono ancora oggi, basta guardarsi intorno, adesso son addirittura pubblicizzati (politicamente) in YouTube. Alla fine son sempre gli innocenti quelli che soffrono di più, di qualsiasi religioni essi siano. Dubito molto che diventeranno mai santi.

Tragicamente non abbiamo imparato niente dalla storia.

 

Marblehead, 11 aprile, 2015

Il mio blog di memorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

E questo è il mio nuovo sito dedicato al http://il-dottore-fotografo-alla-grande-guerra.com/

h1

061 1972-05-23 Zeghie Ethiopia, i novelli sposi.

February 18, 2015

lungo la riva del Lago Tana a Zeghie

lungo la riva del Lago Tana a Zeghie

Ero a Bahir Dar, sulla sponda nell’estremo sud del Lago Tana. La guida propose di fare una gita in barca per raggiungere Zeghie dove avrei visitato un antico monastero copto ed ammirato piantagioni di caffè e dissi di sì.

Il battello a motore di certo aveva una lunga storia, non proprio come quella di “Africa Queen” ma quasi. Ed il motore ansimante emetteva fumi micidiali, ma che almeno servivano a coprire l’odore di sudore stantio degli altri passeggeri. Il battello era stracarico ed ero l’unico europeo, e tutti mi guardavano incuriositi.

Fra i passeggeri c’era una coppia di novelli sposi, lei al centro, piccola col vestito bianco con la testa poggiata sulla spalla del marito. sembrava impaurita. Chissà cosa l’aspettava. Mi dissero che la cerimonia era avvenuta al mattino a Bahir Dar e che stavano tornando a Zeghie, il villaggio dello sposo, Tutti gli altri, incluso il violinista, erano parenti di lui e fungevano da scorta. Scattai questa foto quando sbarcammo.

Ne feci stampare tante e ottimisticamente le inviai al capo dell’ufficio postale di Zeghie, assumendo che ci fosse. Di certo si conoscevano tutti fra di loro e speravo che le distribuisse. Non ho mai ricevuto conferma.

Sarà stato un buon matrimonio?  

Marblehead, 18 febbraio, 2015

Il mio blog di memorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

E questo è il mio nuovo sito dedicato al http://il-dottore-fotografo-alla-grande-guerra.com/

 

h1

060 2008-07-24 Gerusalemme, “Caro, ti telefono dalla chiesa del Santo Sepolcro”

February 5, 2015

nella chiesa del Santo Sepolcro, Gerusalemme

nella chiesa del Santo Sepolcro, Gerusalemme

Me l’avevano detto: “Vedrai che confusione.”

Ed avevano ragione. La storia della chiesa è lunga e complessa, e nasce dal fatto che sono varie le denominazioni cristiane che la gestiscono e non sono d’accordo neanche sul nome. Gli Armeni ed altri la chiamano Chiesa della Resurrezione. All’interno le varie parte della chiesa sono amministrate da fedeli dei vari gruppi. Poi ci sono delle zone comuni e qui la situazione si complica: ci possono essere gravi conflitti di competenza per cambiare una lampadina.

Gli Anglicani e i Protestanti sono arrivati in ritardo, e non li han fatti entrare, per loro non c’è spazio nell’edificio.

Per lei, ho sentito che parlava russo o qualche lingua slava, non c’erano problemi di giurisdizione, lei si era appropriate del suo spazio. Quella telefonata chilometrica era molto più importante di pregare sulla Pietra dell’Unzione che le era davanti. La notai, non era niente male, in questo atto irriverente quando entrai nella chiesa, dopo un bel po’ di tempo quando sortii dalla chiesa era ancora al telefono, nella stessa posizione. Lui doveva essere importante. Mi domando, ma come sarà andata a finire la loro storia benedetta?

Marblehead, 5 febbraio, 2015

Il mio blog di memorie: M’Arcordo… http://biturgus.com/.

E questo è il mio nuovo sito dedicato al http://il-dottore-fotografo-alla-grande-guerra.com/