The Charging Bull di Arturo di Modica, quello che io chiamo il Toro d’Arturo, è diventato, giustamente, una delle fermate obbligatorie dei turisti che visitano New York. A real landmark.
Per quanto ne sappia non glielo hanno ancora pagato, e son passati 25 anni. La storia è complicata, i curiosi possono andare a leggerla in Wikipidia.
Una domenica pomeriggio, maggio 1993, Arturo mi invitò a fare un sopralluogo al Toro. Gli avevano detto che uno degli immancabili imbecilli aveva scritto qualcosa sul dietro dell’opera. Era furioso. Non ricordo cosa avevano usato per imbrattarlo, forse un rossetto, e fu facile ripulirlo.
Ritornammo poi verso i Tre Merli, nostro luogo abituale, in West Broadway. Passando davanti ad un nuovo ristorante mi disse:
“Vieni, mi scappa la pipi.”
Entrammo. Arturo era conosciuto e tutti lo salutavano. Si diresse al bagno delle donne e senza esitazione mi invitò a seguirlo; conoscendolo non mi dovevo sorprendere di nulla, ma rimasi interdetto. Entrare nel bagno delle donne per me rimane sempre un tabù.
“Almeno questo me l’hanno pagato.” Indicandomi lo specchio sopra il lavandino. La cornice di bronzo con i gran falli era la sua ultima opera, Priapus sarebbe stato soddisfatto. Passammo poi a quello degli uomini dove lo specchio era adorno da due donne dalle forme accentuate che avrebbero ricaricato gli ammiratori.
Il ristorante si chiamava Diva ed ho saputo che susseguentemente è stato chiuso, c’è qualcuno che sa che fine hanno fatto quei due specchi d’autore?
Marblehead 24 gennaio, 2015
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