
Egitto, Sacrario di El Alamein
Oggi 3 novembre é l’anniversario della battaglia finale di El Alamein, (la trasliterazione araba é Al Alamein).
Il viale che dall’arcate dell’ingresso porta alla torre-sacrario é lungo, ed il mio cammino é stato accompagnato dai ricordi di tutto quello di cui ho sempre sentito raccontare, assieme a Giarabub, Bir el Gobi, Marsa Matruck, Siwa, Tobruck ed altre localitá che ho poi dimenticato.
L’interno di marmo e semplice ed emozionante. I morti son tanti e tanti quelli rimasti ignoti.
Ho pianto.
Li avrei voluto conoscer tutti. Ognuno ha la sua storia perduta.
Ricordo invece quelle narratemi da vecchi soldati del Borgo che erano stati in nord Africa. Le storie del bersagliere Ruggero Ruggeri, detto Vitellino, mi affascinavano. Compariva le sere d’estate da Bruno (pasticciere) Fiordelli che aveva la pasticceria dove c’é il Chieli (si chiama ancora cosi?), e spesso giocava a scopa col mi’ babbo. Poi mi raccontava la sua guerra e la susseguente prigionia, esperienze personali, senza visioni epiche degli eventi. Sopravvisse la terribile battaglia combattuta nel deserto allo scoperto, senza ripari, ma non ce la fece contro il cancro, mori giovane.
Oggi ripenso a lui e ad altri, a Nino, a Fernado, ad Ezio, al Toppa de Lèma, di lui ricordo solo il soprannome. Si diceva che quando gli inglesi lo presero prigioniero lo misero assieme agli ascari (truppe di colore che venivano dall’Eritrea) a causa della sua carnagione scura, e lui che berciava dicendo ch’era de Lèma.
Oggi il mio pensiero va tutti loro.
Ci sono altri due cimiteri, uno tedesco che sembra una tetra torre medioevale e quello inglese-francese-egiziano. Questa fu la prima battaglia per i francesi di De Gaulle, dopo la disfatta del ’40.