Durante un’intervista alla radio di tanto tempo fa sentii la dichiarazione d’un fotografo, forse Ernst Haas, che vale anche per me.
“Ci sono anche le foto non scattate che rimangono impressionate solo nella memoria. Alla fine della guerra ricordo d’aver visto in una città tedesca devastata un soldato dalla divisa stracciata che, in mezzo alle macerie, si era acceso un fuoco con dei pezzi di mobili sfasciati e cucinava un pollo nell’elmetto. Fortunato, aveva trovato un pollo, l’acqua per cucinarlo ed i fiammiferi. Ecco un’immagine che intenzionalmente non scattai, tutta la tragedia della guerra si era condensata in quella scena.”
Anch’io ho immagini che non ho immortalato, magari solo perché non avevo la macchina fotografica o magari perché, anche se ce l’avevo, non ho avuto coraggio, come quella mattina a Marrakech. Di certo la mia esperienza non fu drammatica come quella narrata dal fotografo.
Sono uscito dall’hotel e lungo il marciapiede ho notato una donna “nera” che camminava verso di me. Dal portamento, dal passo veloce, ho pensato che fosse giovane, forse bella, ma potevo intravedere solo i suoi occhi attraverso la fessura del velo. Era completamente coperta di abiti neri, anche i guanti erano neri. Per completare il tutto in testa aveva, sopra il velo, un berretto da baseball, anche questo nero, con scritto sul davanti a grandi lettere: FBI.
Ecco la foto che quella mattina a Marrakech non scattai, non ebbi il coraggio.