Archive for June, 2010

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011 2006-04-20 Lynn, il mistero della casa galleggiante.

June 30, 2010

Lynn, il mistero della casa galleggiante

Un giorno, all’improvviso lungo la Lynnway, comparve una casa galleggiante, ma non galleggiava più. Sembrava che, sollevata dall’acqua, fosse stata poggiata da un gigante sulla terra ferma, proprio al bordo del mare. Il pontone arruginito era l’unico elemento che faceva capire ch’era una casa galleggiante.

Quasi tutta la strada che faccio per andare a Boston da casa mia (Marblehead), circa 20km, costeggia l’Atlantico. Si passa attraverso varie cittadine e fu proprio a Lynn che notai l’inaspettata comparsa di questa casa.

Ma come era arrivata in quel vecchio parcheggio abbandonato?

A parte l’inevitabile ruggine del pontone sembrava in buone condizioni. Domandai in giro per saperne la storia. Il mio contabile, consigliere comunale di Lynn, non sapeva nulla di perciso, mi disse ch’era stata portata da una mareggiata. Domandai ad altri e li trovai tutti vaghi, come fosse un segreto, incluso un amico che la vedeva ogni giorno dalla finestra del suo ufficio. Sembrava che fossi solo io il curioso.

Ma la casa avrá pure avuto un padrone? Non s’era accorto un giorno che non c’era più? Forse era una casa stregata, una di quelle coi fantasmi e nessuno la voleva. Anzi forse era stato proprio il padrone a recidere le gomene. Ho continuato a vederla per un paio d’anni e poi, com’era comparsa d’improvviso, sparì. Di nuovo domandai ed anche questa volto non ebbi risposte soddisfacenti, nessuno sapeva nulla.

Secondo le leggende marinare c’é il vascello fantasma dell’Olandese Volante con solca i mari per l’eternitá, ed ora io credo che la casa fatasma galleggiante gli si sia unita in questo viaggio senza fine.

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011 1967-08 Dalmazia, Buccari la finestra dei Tartari

June 29, 2010

Dalmazia, Buccari la finestra dei Tartari

Quello fu l’unico viaggio che feci con Roberta. Partimmo con la mia 850 rossa e tutto l’equipaggiamento per il campeggio: destinazione Jugoslavia, ancora esisteva e Tito era vivo.

Fu quella la prima volta che dopo Trieste traversando il confine ci trovammo oltre la “Cortina di Ferro”, anche se da quelle parti forse era solo una “tendina di latta”.

Fra l’Istria e la Dalmazia, oggi parte della Croazia, fu un po’ difficile capire dove eravamo. Tutti i nomi eran nuovi, non esistevano più Fiume, Pola o Abazia eran stati tutti ribattezzati in slavo ed io avevo solo una vecchia carta geografica italiana.

Quando mi trovai nel piccolo paese di Bakar, mi ci volle un po’ per capire che quello era Buccari, quello della Beffa di Buccari della Prima Guerra Mondiale. Guardando la stretta baia cercavo d’immaginare l’attacco con i MAS di cui avevo sentito parlare da bambino. Ciano (il babbo) fu l’eroe di quella giornata o meglio di quella notte.

Visitammo l’abitato che sembrava povero e malandato. Credo che adesso sia diventato un’attrente localitá turistica.

Non ricordo come fu ma salimmo in una torre o chi fosse con noi, ma questi ci disse (sará vero?) che proprio da quella finestra tanto tempo prima gli abitanti videro l’accampamento dei Tartari invasori nelle colline di fronte. Quella era la Finestra dei Tartari. Il terrore dell’imminente scorreria e saccheggio terrorizzó tutti. Ma i Tartari cambiarono idea, non scesero mai a Buccari e se tornarono a casa, ma che sará successo?

Mi domando se Dino Buzzati conosceva questa storia, anche se non é vera mi piace. 

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011 1989-07 Nizza, il seno aristotelico.

June 28, 2010

Nizza, il seno aristotelico

Nel luglio del 1989 andai in vacanza nella Costa Azzurra, era la mia maniera per celebrare il Bicentenario, quello della Rivoluzione, anche s’ero in ritardo per celebrare il 14 luglio in Francia. La mia celebrazione fu a Cittá di Castello, per l’occasione gli amici l’Arcigola avevano organizzato un cena giacobina. A suo tempo anche Castello aveva avuto il suo momento rivoluzionario con la Repubblica Tifernate.

Un pomeriggio comminando lungo la Promenade des Angles a Nizza mi son messo a far delle foto a quelli che volano in cielo, sollevati in alto da un paracadute pieno d’aria, mentre son tirati da un motoscafo e poi si lasciano andare. Doveva esser bello riscendere lentamente sul mare.

Stavo in piedi sul muretto che sovrasta la spiaggia, quella sassosa, era un’ottima posizione per scattar foto, e mi sentivo soddisfatto, sapevo che ce ne sarebbero state delle buone.

Ma poi ci fu un’improvvisa, inaspettata rivelazione. Ricordate “La Scuola d’Atene” di Raffaello nelle Stanze Vaticane? Platone indica verso il cielo ed Aristotele verso terra.  Bene, in poche parole la scuola aristotelica non si perde nel mondo dell’idee, bisogna esser concreti, bisogna guardare per terra, quella é la sola maniera per capire, per imparare.
E cosi faci io: smisi di guardere in cielo e guardai in basso, proprio sotto di me, sulla spiaggia a prendere il sole c’era lei. Non so il suo nome, ma so che lei era non era un’idea astratta, lei era reale. Non era l’eterno femminino, e qualcuno, fortunato, l’aveva di certo conosciuta solo per quel che era nella sua concretezza.

A me non rimaneva altro che fare una foto, almeno avevo la prova: quello era un seno aristotelico.  

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010 2008-05-26 Campaldino e… l’America.

June 27, 2010

Campaldino, piana della battaglia

Ho sempre sentito parlare di Campaldino, a scuola ed anche nelle “Novelle della Nonna” della Parodi.

L’11 giugno del  1989, sabato di San Barnaba, ci fu la commerazione nel 7centesimo anniversario della battaglia e Paolo Salvi mi mise da parte un bel libro e dei cavalieri di piombo, che poi ho perso.

Se ho tempo mi piace fare la Consuma per andare o tornare da Firenze, un’ottima panoramica alternativa all’autostrada. Ogni volta che passo per Campaldino cerco di immaginare Dante, feditore a cavallo.

Ma parliamo di Aimeric IV, Amalric in occitano, che in italiano era diventato Amerigo di Narbona. Fu proprio lui il coddottiero mercenario che portò i guelfi fiorentini guelfi alla vittoria sconfiggendo i ghibellini aretini nella piana di Campaldino.

Il suo ritorno a Firenze con le truppe vittoriose fu trionfale. I fiorenti per dimostrare la loro gratitudine cominciarono la tradizione di chiamere Amerigo i loro figli. Anche ai nostri tempi ho conosciuto due Amerigo a Sansepolcro.

Penso che fu proprio per questa ragione che il babbo Vespucci, quasi duecento anni dopo, chiamò suo figlio Amerigo. Di certo quel giorno non poteva immaginere le conseguenze d’una tale decisione: battezzare un continente.

E se avesse scelto Vieri (de’ Cerchi), o Bindo (degli Adimari), o Corso (Donati)?

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010 2008-12-31 Mablehead, neve e champagne.

June 26, 2010

Marblehead, neve e champagne

Qui a Marblehead nevica sul serio e questa é la terrazza di casa mia.

Una memorabile nevicata, di cui ancora se ne parla, fu quella dell’8 febbraio del 1978. Dovetti scavare molto prima di ritrovare la mia macchina ch’era sparita sotto la neve e non era una Cinquecento.

Questa invece fu un nevicata provvidenziale, una che venne proprio a momento giusto, il 30 di dicembre.

Il tavolo divenne un frigorifero, ottimo per infilarci le bottiglie di champagne.

Perché ho scelto questa foto proprio oggi? Semplice, per aver un senso di refrigerio. Ancora é presto, ma le previsioni parlano d’una giornata afosissima ed umida.

Non siamo mai contenti, a giugno sogniamo la neve e a dicembre il sole che arroventa!

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010 2007-07 Egitto, sex shop in Alessandria

June 25, 2010
 

Egitto, sex shop in Alessandraia

Nel tardo pomeriggio di luglio la Corniche d’Alessandria é affolatissima e la spiaggia pullula di persone, quasi impossibile vedere la sabbia, sembra d’essere a Rimini. Ma c’é una gran differenza: niente donne in bikini e tanto meno topless, qui le donne fanno il bagno vestite.

Ancor oggi questo celebre lungomare vien chiamato La Corniche, ricordo d’un tempo lontano e memorabile che vive solo nei ricordi ed in vecchie foto ingiallite. Fra i tanti miei desideri inrealizzabili ci sarebbe anche quello d’esser vissuto ad Alessandria negli anni venti. 

Dietro i gran palazzoni e gli alberghi che costeggiano il mare c’é un gran via parallela piena di negozi e di bazars, anche questa affolatissima. In Egitto quasi tutte le donne hanno la testa coperta da uno sciale, anche se quelle con il velo sul volto son certo di meno. Quest’ultime sono in genere vestite di nero e spesso hanno i guanti, per evitare la minima esposizione epidermica.

Fra i tanti negozi ne ho notati diversi con le vetrine piene di manichini seducenti e provocanti. Ho anche notato che solo donne entravano ed uscivano e che la maggior parte erano proprio quelle velate e vestite di nero. La loro vita sessuale dopo tutto dev’essere interessante. Molto interssante!  

Forse questo conferma i commenti d’un amico con esperienza nel campo, ha vissuto per due anni a Teheran: “Cerca quelle col velo. Loro non hanno niente da mostrarti eccetto gli occhi ed i loro sguardi non lasciano mai dubbi sulle loro intensioni, e vanno dirette al punto. Non hanno tempo da perdere. Sotto i veli ci son spesso bellissime sorprese.” 

Ancora dopo quasi trent’anni sente la mancanza di Teheran. Ma chi l’avrebbe mai detto!

 

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010 1981-09 Sansepolcro, Doriano Alessandrini

June 24, 2010
Doriano Alessandrini

Doriano Alessandrini

Doriano Alessandrini era dei pochi che sapeva parlare ‘n Borghese e non faceva nessuno sforzo. Per questa ragione lo chiameremo col su’ vero nome: Doriêno.

Era il figlio di Duilio Alessandrini il fornaio e della Maria Secca. Dato che c’erano molte Marie in giro, per meglio identificarle c’erano gli aggettivi aggiunti che precisavano chi fossero, con per esempio c’era la Maria Cocciaia, la Macellaia e cosi via, anche con soprannomi che non voglio usare per non offendere la memoria di nessuna.

I Taba, la famiglia di mia madre, erano molto amici con gli Alessandrini ed ho passato tante sere a veglia a casa loro. Mi ricordo quando Doriêno si sposò con la Leda.

Lui era più giovane de la mi’mamma e lei da ragazzina lo usava per poter uscir di casa.

“Doriano piangi! Di che vuoi andare al cinema con me.” E lui si metteva a fare una gran bizza e non si calmava fin quando lo accontentavano, ed andavano al cinema. La mamma era contenta: per caso avrebbe incontrato il suo Beppe che per caso era al cinema.

Doriêno era bravo, manteneva il segreto e non diceva nulla di questi incontri casuali della mamma e se se baciavano al buio.

Ogni volta che son tornato al Borgo la mia prima fermata d’obbligo era alla bottega di Paolo Massi, e poi l’invitante aroma della tostatura del caffé che risaliva su per la strada era inresistibile. La prossima visita era alla Torrefazione, e degustavo un ottimo caffé.

Doriêno mi parlava come se io non fossi mai andato via, come se mi avesse visto il giorno prima, e questo mi faceva piacere.

Ogni mattina Doriêno analizzava, in questo caso con Aldo Dindelli, la situazione politica locale e mondiale, spesso incazzandosi con tutti ma sempre offrendo soluzioni globali a tutti i problemi. Questi due compagnoni forse già programmavano la messa in scena di “Elena di Troia”, epica rappresentazione che fece tanto ridere i Borghesi che ne sentii l’eco fino ‘n’America. Immaginate Doriano che impersonava Omero ed Aldo faceva Elena, che coppia ragazzi!

Doriano ed Aldo

Doriano ed Aldo

Elena di Troia (in Borghese)

©Fausto Braganti l’immagine non può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell’autore. 

Ora quando arrivo al Borgo e non trovo ne’ Paolo, ne’ Doriêno e neanche la Torrefazione.

Il Borgo si allontana, il Borgo non é fatto di case, di strade, di piazze o di chiese, il Borgo é fatto di persone.

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Questo è un breve filmato dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 

 Presentazione del libro M’Arcordo…

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009 1987-07 Sansepolcro, Gricignano il pagliaio.

June 23, 2010
 

Sansepolcro, Gricignano il Pagliaio

Fu una bella sorpresa quando Paolo mi disse:

“Domenica prossima faranno ‘na battitura ‘n Gricignano, una battitura tradizionale, faranno anche il pagliao col mitulo”

 

La battitura non è il termine giusto, si dovrebbe dire trebbiatura per esser corretti, ma in casa mia han continuato a chiamar l’evento alla vecchia maniera, come quando si batteva il grano per davvero.

Ero in visita al Borgo, ero venuto a trovare la mi’ mamma che stava male, molto male.

Quel pomeriggio, quella sera con la cena colle tagliatelle col sugo d’oca, fu una piacevole, seppur breve, distrazione.

Dopo tantissimo tempo risentii il rumore d’un trattore Landini a testa calda, che mandava i cinghioni alla trebbiatrice.

La lenta e polverosa costruzione del pagliaio ebbe per me dei toni epici, che mi riportararono ad un’infanzia lontana e felice. Poi non mancò l’inevitabile malinconia ricordando tutti quelli che non c’erano più.

… ed oggi fanno i rulloni.

 

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009 1969-06 Londra, la cattura dei nudisti in fuga

June 22, 2010

Era un caldissimo sabato di giugno, era il giorno in cui la regina a cavallo fa l’ispezione delle truppe: Trooping the Colours. Fu la volta che la vidi. Ma anche la regina é diventata grande e credo che adesso ispezioni le sue truppe dalla carrozza.

Traversando Green Park d’improvviso due piccoli nudisti mi son corsi davanti ed una cacciatrice dalla minigonna leggera e svolazzante li inseguiva. Le gambe di lei eran troppo lunghe perchè i piccolini potessero mantenere il vantaggio. Fu quello il breve momento di libertá per i due evasi.

Avrei voluto esser io il catturato. 

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009 1984-10 Anghiari, il maestro Turiddo Guerri a 71 anni

June 21, 2010
 

Anghiari, il maestro Turiddo Guerri a 71, nel 1984

Il maestro Turiddo Guerri ha compiuto 99 anni  lo scorso 15 febbraio. 

Pochi giorni dopo, assieme ad altri vecchi scolari, sono andato a trovarlo a casa sua ad Anghiari.

Non ci sono stati molti preamboli e con la sua voce ferma e sicura

“Tutti a sedere. Ecco penna e carta, compito in classe! Oggi si risolverá un problema!”

E noi obbedienti ci siam messi subito al lovoro, e non abbiamo manco copiato. Il maestro ha corretto subito il problema ed ho preso il mio primo 10.

“Caro maestro, ho dovuto aspettare solo 60anni per vedere che esisteva anche il 10!”

L’ho incontrato in terza elementare, dopo la maestra Selvi, che era un po’ come una nonna e che ci faceva dire una preghiera all’inizio della classe. Lui era severo e non si diceva la preghiera. Io ero piccolo e mi mise proprio al primo banco, davanti all cattedra. Non gli sfuggiva nulla di quello che facevo; non solo eravamo lontani parenti, ma era anche amico del mi’ babbo. Per me non c’era scampo, potevo esser sicuro che se facevo il birichino il babbo l’avrebbe subito saputo: doppia punizione, una a scuola ed una casa.

Poi son cresciuto e se sono andato lontano, negli Stati Uniti. E proprio per questo son stato d’aiuto al mio maestro, riuscivo a trovare per lui una medicina che in Italia e meglio in Europa non veniva più prodotta. Feci questa foto nell’ottobre del 1984, in visita a casa sua con un rifornimente di quelle fiale di cui aveva bisogno.

Il maestro é sempre stato attivo ed ha scritto libri di poesie. Sin dall’inizio pronto alle nuove tecnologie, é stato uno dei primi ad usare il computer e spesso comunichiamo via p.e. (posta elettronica, come giustamente dice lui)

Conto di tornare per il prossimo compleanno, non voglio che scriva assente ingiustificato nel registro, quando fará l’appello.

Acquisti Giovanni.      Presente!

Alberti Libero.            Presente!

Braganti Fausto          Presente!

Di Mauro Pietro          Presente!

Luzzi Silvano               Presente! (assente giustificato l’ultima volta)

 

 

p.e. che il maestro Guerri mi ha inviato dopo aver letto il mio articolo su di lui.

 —– Original Message —–

From: Turiddo Guerri

To: Fausto Braganti

Sent: Wednesday, June 23, 2010 6:40 AM

Subject: Spriamo bene 

Turiddo Guerri

Via Matassi, 1

52031 Anghiari AR

Tel. 0575/788200

p e turiddo.guerri@tin.it 

                                          Caro Fausto, ti ringrazio di esserti ricordato del tuo vecchio maestro e della mia foto di altri tempi. Ormai a quasi cento anni non si può che essere sull’orlo del baratro senza fondo dove nessuno ha mai saputo né saprà mai cosa ci può essere. Speriamo almeno il nulla o di diventare un atomo insensibile disperso nella infinità dell’universo.

Un cordiale saluto. TG, 23 giugno 2010