Archive for September, 2010

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023 1979-10 Sansepolcro, i cannoni ritrovati.

September 29, 2010

i cannoni ritrovati (in fotografia)

Anche se son lontano, e forse anche proprio per questo, mi affascina il mistero dei cannoni spariti. Ma chi li ha presi? Ma come hanno fatto? E poi che ne faranno? Li venderanno?  Una volta in visita in una villa del bresciano scoprii che il proprietario aveva in un angolo del parco una sua collezione di cannoni. Forse uno come lui avrá commissionato il colpo grosso ai soliti ignoti. Forse Monicelli ci potrebbe fare un film.

Almeno io ho ritrovato i miei cannoni, li ho ritrovati in fotografia, ma non é stato facile.

Una volta camminando proprio davanti al comune incontrai Odilio Goretti e dopo le due tradizionali domande di tutti quelli che mi vedono in giro a Sansepolcro:

“Quando sei arrivato? Quanto rimani?”

La seconda può avere una variante:

“Quando parti?”

Odilio mi invitò ad andar con lui, mi doveva far far vedere dei pezzi eccezionali, le sue ultime acquisizioni per il Museo della Resistenza. E proprio nel cortile del Palazzo Aggiunti scoprii che c’erano questi due cannoni. Mi raccontò che l’aveva trovati, mi pare, dalle parti di Napoli, e ch’era stata un’impresa portarli fino a Sansepolcro.

Piacquero anche a mia figlia Tanya, ci si mise subito a giocare.

 Fatemi saper gli sviluppi! 

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022 1981-12 La Consuma in fondo al lago.

September 28, 2010

   

 

La Consuma in fondo al lago

Per fare il lago di Montedoglio ci misero parecchio. In veritá non dovrebbe esser chiamato lago, e un invaso idrico creato da una diga, ma preferisco chiamarlo lago, mi sembra un nome piú prestigioso.

Con il livello dell’acqua che lentamente saliva la gente che abitava lungo le rive del Tevere furono rilocate e non si mossero solo i vivi, ma anche i morti, come quelli del cimitero della Madonnuccia. Le vecchie case coloniche condannate a finire in fondo al lago furono abbattute.

Ma fra tante case in genere dalle strutture modeste c’era un gran palazzo, che in un passato non lontano dovava aver avuto giorni di gloria. Forse una volta era un castello, uno di quelli che regolarmente i governanti di Firenze davan ordine d’abbattere. Non volevano che i signorotti di campagna, con i loro bravi, prendessero troppo potere. Spesso poi sui vecchi perimetri delle strutture originali venivano costruite ville di campagna, che mantenevano un aspetto di fortificazione.

Questo era il Palazzo Boninsegni, ma forse meglio conosciuto come La Consuma, locato sotto la Madonnuccia. Presi quest’immagine dell’edificio giá del tutto svuotato, poco prima che iniziassero i lavori d’abbattimento.

Ora le rovine sono in fondo al lago.

E se c’erano fantasmi, che fine hanno fatto? Dove si sono trasferiti? A Baldignano? A Vilalba dal Dezzi?

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022 1978-04 Sansepolcro, Adriano Calisti, il mio zio di latte

September 25, 2010

 

Adriano Calisti con i suoi amici.

Adriano e la mia mamma erano nati a pochi giorni di distanza. Sua madre aveva problemi per allattarlo ed essendo la mi’ nonna ben dotata (pettoruta) e generosa gli diede la poccia. Ho descritto il vicinato dove stavano di Via San Puccio e Via Santa Caterina in uno dei miei M’Arcordo…

Tutti e due ci tenevano molto a dire ch’erano fratello e sorella di latte. Ed io, sin da piccolo, lo chiamavo zio, omettendo “di latte”, e lui sorrideva.

Per me, che venivo da lontano, la trattoria d’Adriano giú per il Fiorentino, era un posto che mi rassicurava, dove si mantenevano le tradizioni. Poi c’erano i profumi, specie quello degli arrosti, che venivano dalla cucina. Lui, con il suo modo calmo e tranquillo, mi faceva sentire come se fossi andato a mangiare in cucina a casa sua.

C’era un mio giorno preferito per andare a trovarlo, mi sembra fosse il mercoledi. Mi presentavo puntuale a mezzogiorno, ero impaziente, e dopo pochi convenevoli, gli chiedevo:

“Centopelli di primo e trippa di secondo.”

E lui sorrideva soddisfatto. Avevo deciso che dovevo mangiare le centopelli come primo, in fondo sembrano un minestrone.

Naturalmente la parentela continua, infatti io ho acquisito un cugino di latte, Gilberto. 

Quanti di voi siete andati a prendere un pollo allo spiedo la domenica mattina? Ancora li sogno.

Poi un giorno Adriano emigrò alla Montagna.

http://biturgus.wordpress.com/10-m%e2%80%99-arcordo-la-beppa-via-san-puccio-e-via-santa-caterina/

PS: A destra nella foto il docciaio Beppetto alias Fanciullini in tenuta da lavoro (grazie a Bernardo Monti che mi ha ricordato il nome, mica m’arcordo de tutto, infatti non so chi sia il terzo uomo).

 

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022 2003-04 Parigi, le Mur des Fedérés nel cimitero di Pére-Lachaise

September 22, 2010

le Mur des Fedérés nel cimitero di Pére-Lachaise

 

Oggi é il primo veddemmiaio dell’anno CCXIX. Sono uno degli ultimi, forse saremo una mezza dozzina, che si ricorda che questo equinozio è anche il primo giorno dell’anno nel Calendario Rivoluzionario, quello che preferirei chiamare giacobino. Cambiarono i nomi ai mesi, abolirono tutti i santi e tutti i giorni ebbero nomi di piante, animali, fiori o minerali.

Non durò molto, circa 12 anni, e fu  implementato anche dalle nostra parti, durante l’occupazione francese. Poi Napoleone, anche per far contento il papa, lo abolì.

Fu rimesso in vigora durante la breve e tragica vita della Comune di Parigi e proprio per questo ho scelto la foto del Mur des Fédérés nel cimitero di Père-Lachaise. Proprio lungo questo muro, il 28 maggio del 1871, ci fu l’ultima difesa dei Comunardi e quelli che non erano giá morti combattendo furono fucilati sul posto.

Anche io ho i miei santuari e questo é uno di quelli. Ogni volta che passo per Parigi ci vado in pellegrinaggio con dei fiori rossi. Mi consolo nel constatare che non sono rimasto l’ultimo. Trove sempre gente e fiori freschi. Allora forse é ancora vero : La Commune n’est pas morte !                          (la seconda é in italiano) 

 http://www.youtube.com/watch?v=jqwRd1A7kX4

http://www.youtube.com/watch?v=R8cDMQQdiDw&feature=related

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021 2003-08 Istanbul, la testa della Medusa.

September 21, 2010
 

Istanbul, la testa della Medusa

Ad Istanbul, in questo caso è meglio dire Costantinopoli, ci sono molte cisterne. Credo che la piú grande sia la Basilica, sembra proprio una chiesa con tutte quelle colonne che ne sorreggono il soffitto.

Per prima volta la vidi in un film, il secondo della serie di James Bond, “From Russia with Love”. Si, le sue prevedibile avventure, con il trionfo finale mi affascinano sempre. Mi sento tranquillizzato quando vedo la distruzione del super-cattivone e la vittoria del buono, premiato dai baci ed abbracci della bella di turno. 

In quel film James traversa la Cisterna in barca per raggiungere gli scantinati dell’ambasciata dell’Unione Sovietica. Quando l’ho visitata ho avuto la breve illusione d’esser vicino a lui ed anche lei, in questo caso l’eroina era un’attrice italiana, poi sparita, Daniela Bianchi.

Adesso è sempre piena di turisti ed il percorso nel labirinto colonnato è tracciato da comode passerelle di legno. Il tutto è illuminato da luci diffuse che danno un aspetto spettrale e misterioso. Giustiniano la fece ricostruire ed ampiare riciclando materiale di piú antiche strutture greco-romane.

Ma dove avranno trovato questi capitelli con la testa di Medusa? Ce ne sono due. Ma come fecero a portarli fin lá?

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021 1979-12 Sansepolcro, i tetti rossi in bianco e nero

September 19, 2010

Sansepolcro, i tetti.

Forse avrei dovuto fare questa foto a colori, ma a quei tempi di rado ne facevo, solo qualche volta in viaggio scattavo delle diapositive. Certo il rosso delle tegole e dei coppi, con tutte le sue sfumature e variazioni, avrebbe donato molto a quest’immagine.  Non ricordo da dove la feci, forse ero nella casa d’un amico, dalle parti di San Bartolomeo.

Un giorno in Germania, mentre stavo in vecchio castello-caserma trasformato in ostello, vidi dall’alto la cittá di Coblenza, alla confluenza della Mosella col Reno. Mi parve tetra, triste, come anch’io mi sentivo quel giorno. Poi capii il perchè di quella mia sensazione, i tetti erano scuri, neri. Ma perchè erano andato in un posto deve i tetti non son rossi?

Una volta da piccolo, dopo la guerra quando s’abitava in via della Firenzuola, i miei chiamarono un muratore per farsi accomodare il tetto, pioveva in cucina. Questo venne ed salì sul tetto. Poi mia madre per caso vide dalla finestra del gabineto ch’era andato sul tetto d’una casa vicina, e capì cosa faceva. Prendeva tegole e coppi buoni e li sostitiva con quelli rotti del nostro tetto. Doppio guadagno, non spendeva soldi per comprarne il materiale, ma ce lo afceva pagare e si assicurava un altro lavoro quando il vicino l’avrebbe chiamava per riparare il suo tutto. La mamma cominciò a gridare dalla finestra accusandolo d’essere un imbroglione e che poi di certo sarebbe ritornato sul nostro tetto per prendere dei coppi buoni quando ne aveva bisogno.

Non ricordo come la storia andò a finire. 

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021 2000-11, Boston, l’Ercole di Piero

September 17, 2010
 
 

l'Ercole di Piero

Ecco dov’è arrivato l’Ercole di Piero, all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Questa signora dopo aver ereditato i soldi del padre e poi quelli del marito decise, verso la fine dell’ottocento, ch’era l’ora di farsi costruire un museo tutto suo.

Con l’aiuto di Berenson acquisì un Botticelli ed immagino che forse fu ancora lui che l’aiutò a trovare questo pezzo. Non so la storia ed anche se credo che non dovrebbe esser difficile ricostruirla non l’ho mai fatto.

Alcuni anni prima delle celebrazioni di Piero della Francesca del 1992 andai ad incontrare il direttore del museo ed a nome dell’amministrazione di Sansepolcro feci i primi soddaggi per vedere se sarebbero stati pronti a prestarcelo per riportarlo a casa per il periodo delle celebrazioni. Il direttore disse subito “no!” ed aggiunse due ragioni. Nel lascito originale con le regole imposte da Mrs. Gardner era specificato che nessuna opera poteva esser venduta o prestata. Poi aggiunse che in realtá l’affresco non era stato staccato a strappo, ma era stato rimosso assieme al muro di dietro ed era pesantissimo e fragile.

Lo so, la foto non è gran che. L’ho dovuta scattare di nascosto, in un momento in cui il custode guardava da un’altra parte. Ovunque ci son cartelli con scritto “No Photos”.

Una delle primissime cose che feci quando venni a Boston per la prima volta nel dicembre del 1969 fu quella d’andare a vedere l’Ercole. Fu una specie di pellegrinaggio. Scrissi in proposito un articolo per La Nazione. 

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021 1966-03 Sansepolcro, il barrocciaio al carnevale.

September 16, 2010

il barrocciao al carnevale

Una volta c’erano i barrocciai, ma non mi ricordo più il nome di questo.   Erano un’istituzione. Spesso li vedevi scendere dall’argine nel Tevere, dalle parti del ponte per Anghiari. A badilate caricavano il carro di rena fina. Poi lentamente ritornavano in paese per portarla in qualche cantiere dove costruivano una casa. Era un viaggio antico, L’avevano fatto per secoli, immutato nel suo rituale. I cavalli lo potevano fare con gli occhi bendati. Poi un giorno arrivarono i camion, le ruspe ed il Luzzi, e tutto cambiò, tutto finì. E lo chiamarono progresso.

Questo era  un degli ultimi, un altro personaggio del Borgo che Luigino aveva invitato a partecipare alla parata di carnevale. Per l’occasione aveva tirato fuori dalla rimessa un calesse, di certo più elegante d’un barraccio ed aveva vestito il suo cavallo, forse per proteggerlo dal freddo.

Ma come si chiamava?  

Il mistero e’ stato risolto dal Pof. Enrico Polcri … leggere il commento.

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020 1979-03 London, Troubadour on Old Brompton Road

September 13, 2010

 

i bricchi del Troubadour

The Troubadour era un’istituzione. Lo scoprii per caso ai tempi che abitavo ad Earls Court, alla fine del ’68. Spesso, dopo che i pubs chiudevano alle 23:00, mi avviavo lungo Old Brompton Road per andare al Troubaour, era un caffé, quindi non doveva chiudere, infatti stava aperto tutta la notte, fino al mattino. Il sabato sera, nello scantinato, c’erano concerti di musica d’avanguardia e folcloristica. Inoltre con un vecchio proiettore offrivano vecchi film, in genere rivoluzionari.

Era un luogo di raduno di tanti di quelli che programmavano o aspettavano la rivoluzione, ma quale? C’erano quelli della 4rta Internazionale, ovvero i Troskisty, poi c’era un buon gruppo di sud-americani che volevano vendicare l’uccisione di Che Guevara; fra questi i più belligeranti erano quelli che dicevano esser amici e sostenitori dei Tupamaros. C’era un elemento che accomunava un po’ tutti: erano nemici non solo del sistema capitalista e della guerra in Viet Nam, ma anche dello Stalinismo e dell’Unione Sovietica, che secondo loro aveva tradito il marxismo. Giá allora ero convinto che se Karl Marx fosse potuto scendere dalla sua tomba, quella che dalla collina di Highgate domina tutta Londra, non sarebbe stato soddisfatto di tutti pseudo rivoluzionari. Li avrebbe definiti con disprezzo comunisti da caffé.

Anche se c’era una gran collezione di bricchi da caffé, non c’era nessuna macchina per fare un buon espresso o cappuccino. Preferivo prendere un té. Almeno quello gli inglesi lo sanno fare.

Poi sono andato a vivere da un’altra parte di Londra e poi me ne sono andato.

Quando di passaggio per Londra ci son ritornato. Sembrava che il tempo si fosse fermato al’68, ma non l’ultima volta nel 2003. C’era ancora la vetrina coi bricchi, ma all’interno era tutto cambiato, era diventato un ristorante elegante ed ho pagato il conto con la carta di credito. Il sistema capitalista é arrivato anche al Troubadour.

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020 2006-07 Cittá di Castello, monumento all’XI settembre

September 10, 2010

Cittá di Castello, monumento all’XI Settembre

L’11 settembre è purtroppo diventato famoso per l’attacco al WTC di New York, ma c’è stato un altro XI settembre, quello del 1860, e scritto coi numeri romani sembra esser un altra cosa, ed è davvero lo fu.

Le truppe piemontesi del generale Manfredo Fanti, quello che troneggia in Piazza San Marco a Firenze, partendo da Sansepolcro marciarono verso San Giustino, dove solo undici anni prima s’era fermato Garibaldi lungo il suo cammino verso San Marino, e si avviarono verso Cittá di Castello. Era l’inizio della fine dello Stato della Chiesa.

Ma le truppe piemontesi non furono le prime ad arrivare sotto gli spalti di Castello, una ragazza di Sansepolcro, da sola, sventolando un tricolore era giunta prima di loro. So solo che si chiamava Duranti.

Non tutti furono contenti di questo evento. Immaginate la faccia dei doganieri pontifici, quelli della Dogana sotto Cospaia, quando videro le truppe che venivano da Sansepolcro, non c’era nulla da celebrare, l’unitá d’Italia per loro voleva dire ch’avevano perso il lavoro.

Mi unisco ai Fratelli:. ed amici castellani nel celebrare questo 150simo anniversario.

Sono lontano solo fisicamente, il mio spirito e con voi.

PS: Solo una settimana fa l’11 settembre, data tragica qui negli Stati Uniti dove abito, riproposi una mia vecchia foto che commemora un altro XI settembre, a cui voi Casteleni avete, giustamente, dedicato una piazza.

Dopo la triste scomparsa del caro Baldino, che speravo tornasse ad essere un fringuello, mi son messo a rileggere i suoi libri. Ancora una volta ho avuto una conferma della sua destrezza ed acume, della sua vena di narrare, d’arcontare la storia come se se fosse a veglia ‘n torno al foco. Nell’ultimo riquadro della “Storia di Città di Castello” infatti ci illustra gli eventi di quella fatidica giornata, con al centro l’immagine di Manfredo Fanti a cavallo e sulla sinistra la famosa citta del Borgo, una cipollara, che gioiosa sventola il tricolore. Ma come si chiamava di nome quella Duranti?

XI settembre a Citta' di Castello

XI settembre a Citta’ di Castello

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/ 

Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Questo è un breve filmato dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

https://www.youtube.com/watch?v=Cuj_L36JYeQ