
42 2013-08-05 ”a nos enfants morts pour la patrie.” cimitero di Narbonne,
September 10, 2013Questa è la tipica frase che in Francia si trova scolpita nel marmo dei monumenti e nelle lapidi che ricordano i soldati caduti nella Grande Guerra (1914-’18).
E il povero Cachochinchin del 67e B.T.S (Battaillon Tirailleurs Sénégalais) è morto meno di due mesi prime della fine della guerra non pour la patrie, ma pour la France. Gli fa compagnia Ahmed ben Belkacem, un semplice traveller colonial, era forse uno di quelli che scavava le trincee? In tutto ho contato 24 lapidi mussulmane; la scritta nella lapide in arabo, che non conosco, è probabilmente il primo verso del Corano. Ma come sono andati a morire cosi lontano da casa loro? Immagino che la risposta sia semplice: una paga miserabile, ma sempre meglio di quella che potevano sperare nel loro paese, un paio di scarpe, un pasto assicurato e la promessa d’una pensione. Per quanto ne sappia la promessa è stata mantenuta.
Triste, neanche la consolazione d’esser eroi morti per la patrie, forse non sapevano neanche dove fosse la Francia.
Spesso, durante i miei viaggi sono andato a visitare cimiteri, nell’isola di Bali ho anche assistito ad una cremazione. A suo tempo pubblicai una foto delle catacombe dei Cappuccini di Palermo. Si può imparare molto d’una società osservando come seppelisce e ricorda i propri cari.
Questa volta sono andato al cimitero di Narbonne per assistere alla dispersioni delle ceneri di Roland, il mio suocero francese, quando ho scoperto che da una parte c’era questo memoriale, strano, almeno mille kilometri dal fronte.
Il mio blog di memorie M’Arcordo… http://biturgus.com/
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