
017 2009-07-17 Roma, l’oculus del Pantheon.
August 25, 2010Quando sono a Roma e se ho il tempo necessario, seguo un certo itinerario che ha del ritualistico. Vado a Piazza Navona, sempre gloriosa nell’armonia delle sue fontane, palazzi e chiese, poi faccio una puntatina a Campo dei Fiori per un rispettoso saluto a Giordano Bruno, e per finire raggiungo il Pantheon, cercando ogni volta di scoprire e perdermi in qualche stradina sconosciuta.
Immagino che l’oculus della cupola, nel lungo periodo in cui venne usato come una chiesa, sia stato di grande ispirazione: era facile immaginare lo spirito santo che scendeva con i raggi della luce durante la messa.
Roma non solo è sempre bellissima, ma è ancora capace di sorprendermi.
Circa una diecina d’anni fa, per la prima e l’ultima volta, presi un giro turistico della cittá: dovevo conoscere quello che vendevo ai miei clienti americani che andavano a Roma. Nell’itininerario era inclusa anche una visita al Pantheon.
Fui sorpreso, molto sorpreso, quando vidi un signore con sciabola e mantello, con tanto di stemma sabaudo, che montava la guardia accanto al sarcofaco di re Umberto I. C’era inoltre una fila di persone che firmavano in un gran librone delle condoglianze, aperto e poggiato su un leggio. C’era anche una dama, secca e aristocratica, dal naso a civetta che con sguardo attento controllava che nessuno imbrattasse il suo libro. Ma che ne sapevano i giapponesi in fila del re che aveva decorato Bava Beccaris, dopo il massacro di Milano? Loro eran contenti di mettere la firma ed io ero scontento del tutto. Quello stesso pomeriggio mi ritrovai a passar da quelle parti con il mio amico Loreto. Entrati nel Pantheon vidi che quei due erano ancora al loro posto. Fu un lampo, anch’io ero stato colpito da un’improvvisa luce, o forse era solo cattiveria? Mi misi in fila, dovevo firmare. Loreto cominciò a parlare con fervore con la dama, esprimendo il suo profondo dolore per le spoglie dell’amato Vittorio Emanuale III che ancora non avevano trovato riposo nel Pantheon e la distrasse. Alla fine anch’io arrivai al librone e così firmai:
<< Bresci Gaetano, Paterson, New Jersey >>
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