
0012 1990-10 New York, Statua della Libertá da Ellis Island
July 2, 2010
Un pomeriggio, guidando la macchina lungo la grande strada sopraelevata di Brooklyn che costeggia il porto, ho visto per la prima volta la Statua della Libertá. Era piccola, lontana sulla sua isoletta, dall’altra parte della baia. Ho avuto una reazione immediata, inaspettata. Gli occhi mi son riempiti di lacrime.
Per un momento mi sono identificato in tutte quelle generazioni d’emigranti che, dopo giorni e giorni nella stiva di certo maleodorante d’un bastimento sovraccarico, d’improvviso si vedevan davanti Lady Liberty. Era quello il simbolo dei loro sogni, delle loro speranze d’una vita migliore di quella che avevan lasciato.
Io sono arrivato a New York in aereo, saranno 40 anni fra meno d’un mese. Io ho viaggiato comodamente, le mie procedure d’immigrazione son forse durate 10 minuti. Nonostante non abbia nulla in comune con le loro sofferenze mi sento vicino a loro. In fondo sono proprio loro quelli che nel bene e nel male hanno fatto l’America che ho conosciuto io.
Gli emigranti passavano giornate ad Ellis Island prima d’avere il permesso d’andare a terra liberamente. Ed era dura, c’erano quelli che per ragioni di salute ed anche politiche venivano rimandati indietro. Avete visto il film “America” dell’armeno Elia Kazan? Un’ottima descrizione di quell’esperienza. Penso anche che Emanuele Crialese abbia ben narrato quelle dure ore d’attesa e le varie procedure d’immigrazione nel suo film “Nuovomondo” di pochi anni fa.
Feci questa foto durante la mia visita al Museo dell’Immigrazione, dopo pochi giorni dall’innaugurazione, era l’autunno del 1990. Di certo c’erano migliaia di persone che da quella stessa finestra avevano guardato la Statua della Libertá aspettando il momento del timbro sul passaporto.
E poi?
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